Nella sede della Pro Loco “Civitas Citrarii”, in Largo don Eugenio Occhiuzzi, mercoledì 8 novembre alle ore 18.00 si terrà la commemorazione di Giovanni De Giacomo, nella ricorrenza del centocinquantesimo anniversario della nascita di questo insigne rappresentante della cultura cetrarese e calabrese. Dopo la presentazione del Presidente della Pro Loco, Ciro Visca, e i saluti del Sindaco di Cetraro, Angelo Aita, è previsto l’intervento dell’arch. Carlo Andreoli che relazionerà sulla vita e le opere del grande scrittore cetrarese.
Giovanni De Giacomo nacque a Cetraro il 12 luglio 1867 ed ivi morì il 10 gennaio 1929. D’ingegno versatile e poliedrico, studioso acuto e costante, ma inverosimilmente modesto, ancora giovanissimo tenne cattedra privata, finchè su consiglio del prof. Graziadio Ascoli e dell’illustre prof. Hugo Schugardt, dell’Università di Graz, iniziò brillantemente ad occuparsi di etnografia e di folklore calabrese. De Giacomo fu, infatti, un insigne studioso di demopsicologia, la nascente etnologia, e divise il suo tempo tra gli studi etnologici e l’insegnamento prestando la sua opera in diversi paesi dell’allora poverissima Calabria.
I suoi scritti comparvero sulle riviste più importanti quali “il Secolo” di Milano e Teodoro Moneta, che ne era allora illustre Direttore, gli propose di andare a Washington come corrispondente. Ma egli amava troppo la sua terra e rifiutò. Numerosi intellettuali dell’epoca lo spinsero ad uscire dalla Calabria ed a farsi conoscere nel mondo letterario, ma inutilmente. Egli voleva vivere, come visse, in Calabria e nella sua Cetraro. Nel novembre del 1894 all’Esposizione Partenopea la Sua produzione letteraria e folkloristica venne premiata con una medaglia d’oro; altra medaglia d’oro, nello stesso anno, gli aveva assegnato la “Giovan Battista Vico” di Napoli.
Nel 1910 e nel 1911 compose e diresse il padiglione per la Calabria nel Museo di etnografia italiana prima a Firenze e poi a Roma, dove si trova tuttora, in Valle Giulia. La sua più importante ed ultima opera fu “Athena Calabra”.