“A nome del Movimento 5 Stelle Meetup di Cetraro inviamo questa lettera aperta per chiedere spiegazioni sul servizio idrico in generale e, in particolare, la potabilità dell’acqua pubblica”.
“Con Ordinanza sindacale Nr° 42 del 15/10/2013 si è comunicato alla cittadinanza la non potabilità dell’acqua: ‘Ordina alla cittadinanza residente nelle frazioni: Marina, San Pietro, Vurghe, Acqua degli Angeli, Lecara, Sinni, Salineto, Vonella, Santo Ianni, Battendieri, San Biagio, Santa Lucia e nel Capoluogo di non usare l’acqua erogata per usi potabili, potendola adoperare per esclusivo uso igienico’.
Dopo quasi due mesi esatti, una nuova Ordinanza sindacale revoca la non potabilità dell’acqua. Però si legge sulla nuova Ordinanza: “visti i risultati delle analisi effettuate sui campioni “prelevati in data 09.12.2013” e realizzate dalla CAIFEL srl, viene revocata la non potabilità per la sola frazione Marina”. Vuol dire che ancora le frazioni di San Pietro, Vurghe, Acqua degli Angeli, Lecara, Sinni, Salineto, Vonella, Santo Ianni, Battendieri, San Biagio, Santa Lucia e il Capoluogo, continuano ad avere un disservizio su un bene, l’acqua potabile, che deve essere garantito come prima priorità per una comunità civile.
“Quanto emerge dalla recente sentenza n. 895/13, pubblicata dal Giudice di Pace di Viterbo lo scorso 25 settembre, il G.d.P. ha evidenziato che l’obbligo della società erogatrice al risarcimento del danno deriva dall’inadempimento nella esecuzione del contratto di somministrazione. Difatti, la non potabilità dell’acqua ha costretto gli utenti ad acquistare, per uso alimentare, bottiglie di acqua minerale (per un totale di spesa che, secondo i danneggiati, ammonterebbe a 438 euro l’anno per ciascun membro della famiglia). Tuttavia, l’oggettiva difficoltà riscontrabile nella puntuale ricostruzione dell’entità dei ripetuti acquisti pro-capite, ha indotto il magistrato a liquidare il danno in via equitativa.
Si tratta della prima sentenza di questo genere. Sulla stessa linea si segnala un provvedimento emesso dal Giudice di Pace di Civita Castellana, il quale ha stabilito che “se vengono riscontrate nell’acqua tracce di arsenico il canone va pagato a metà, quello invece per la depurazione resta in stand-by”. Il giudice ha provveduto, in tale circostanza, ad accogliere la domanda poiché, come risultava dalle ordinanze comunali, l’acqua non era potabile ed il ricorrente usufruiva di un servizio limitato che determinava la riduzione dei canoni pagati.”
Queste sentenze, sono la conseguenza di provvedimenti legali contro la cattiva amministrazione dell’acqua pubblica; conseguenze del fatto che i cittadini siano costretti a pagare due volte l’acqua come sta succedendo oggi anche nel nostro comune di Cetraro e dopo aver ricevuto, non da molto tempo, il salato canone comunale per il servizio idrico.
Siamo certi che l’amministrazione comunale vorrà prendere provvedimenti ed evitare, nostri o altrui provvedimenti legali volti a tutelare i diritti dei cittadini. Prossimamente provvederemo anche all’analisi periodica dell’acqua e alla pubblicazione dei risultati emersi.
Inoltre, da due anni il comune di Cetraro ha imposto ai cittadini l’installazione dei nuovi contatori , ma ad oggi il canone idrico viene pagato ancora a forfait; ci chiediamo perché le persone che hanno un consumo minimo o quasi nullo di acqua (non potabile), come i commercianti, debbano pagare un canone spropositato.
Ci chiediamo e chiedono anche tanti cittadini, quando e come sarà risolto il problema? Se non può essere risolto nell’immediato, perché far pagare un servizio che non abbiamo? Perché l’acqua non è potabile, quali sostanze sono state riscontrate tali da non permettere la sua potabilità? Perché la cittadinanza, due anni fa, è stata obbligata ad istallare dei contatori ma ancora il calcolo del canone non viene effettuato sul consumo reale? Perché tante frazioni del paese, nel periodo estivo, rimangono per lunghi periodi senza acqua?
Siamo certi di ricevere una celere risposta alle nostre domande e alle domande di tanti cittadini stanchi di pagare per servizi male erogati e male organizzati.