Vogliamo fare alcune considerazioni in merito al commento, apparso anche su CiR, fatto dal vicesindaco Fabio Angilica che, annunciando la partenza del servizio di mensa scolastica per le scuole Elementari Materne di Cetraro, descriveva come “ATTO DI GIUSTIZIA SOCIALE” l’istituzione di fasce di reddito per l’acquisto dei ticket mensa.
Premesso che, è dovere e segno di giustizia sociale l’intervento dell’ente comunale in favore delle classi più deboli e disagiate (una strada da percorrere non oggi, ma già negli anni scorsi), si impone però una riflessione sulle iniziative che vengono di volta in volta adottate per farvi fronte. Per questo, senza pretesa alcuna di impartire lezioni di politica-economica, una considerazione si impone: riteniamo che spostare il peso e l’onere di sostenere i costi aggiuntivi sulle classi che una volta venivano definite “medio-borghesi”, sia una soluzione sbagliata, anche se certamente più semplice. Infatti, tale soluzione non prevede bonus o altre forme di contribuzione (sconti percentuale) in rapporto al numero dei figli a carico (figli che frequentano la scuola dell’obbligo), mettendo in difficoltà quelle famiglie più numerose anche se non appartenenti alle fasce di reddito più basse.
C’è, infatti, il rischio di una definitiva “compromissione della ricchezza” in una economia non certo florida, con un inevitabile livellamento verso il basso con la conseguenza che anche chi prima poteva spendere di più oggi non spenderà affatto e perciò con riflessi di ordine economico sulla intera economia cittadina.
La scelta dell’adozione del sistema di fasce di reddito con l’aumento dei ticket per alcune fasce di reddito anziché il mantenimento del vecchio sistema con una un unica quota ragionevole per tutti viene motivata dal fatto che il Comune ha dovuto subire un taglio ai rimborsi (tagli decisi dall’attuale amministrazione della Regione Calabria).
Orbene, è compito dell’amministratore, anzi di un buon amministratore, rintracciare risorse per provvedere ai servizi della comunità, intendendo per essa tutti i cittadini senza distinzioni di classi o di fasce, oltre alla sopra citata doverosa attenzione da porre verso quelli che vivono in condizioni più disagiate (potendo arrivare addirittura a garantire la totale esenzione del pagamento). L’opera del buon amministratore, infatti, dovrebbe essere improntata soprattutto alla creazione di servizi fruibili e funzionali per tutti i cittadini residenti in modo da favorire lo sviluppo ed il benessere, anche economico, della comunità, dei cittadini e delle attività commerciali. È comprensibile ed anche giusto che ci si impegni nella creazione di opere (anche se alcune forse troppo grandi) la cui realizzazione comporta evidentemente minori energie e sforzi economici più facili da fronteggiare con il ricorso ad onerosi mutui impegnando denari pubblici. Notevolmente più difficile è invece l’essere “virtuosi” e operare in modo che tutti paghino le tasse, i tributi, oneri di concessioni, contravvenzioni (ammesso sempre che qualcuno inizi a farle!), provvedere cioè ad incassare tutte quelle voci di entrate che il Comune può e deve provvedere ad avere.
Anche questo è un atto di giustizia sociale che eviterebbe il ricorso a soluzioni pasticciate avendo a disposizioni fondi per offrire servizi uguali senza dovere ricorrere alla cassa dell’unica fonte reale di entrate del Comune ad oggi rappresentata dalla gestione del Porto Turistico, cassa che per essere aperta ha comunque bisogno di giustificati motivi inerenti alle attività del porto stesso.