Sabato 20 settembre, alle ore 17.00 presso Palazzo del Trono, si terrà la conferenza stampa di presentazione del progetto Parentesi Aperta, un progetto di sostegno e inclusione per i minori a rischio.
“L’idea progettuale – recita il comunicato stampa diffuso in questi giorni e diffuso dal Sindaco Aieta e dall’Assessore Domenico Avolio – avrà come punto focale l’apertura di due Centri Diurni (uno su Tortora e l’altro a Cetraro), nei quali si svolgeranno le attività principali a favore dei soggetti beneficiari del progetto e nel contempo si articoleranno tutti i possibili raccordi con i vari enti locali e istituzionali referenti per i soggetti in carico, le cooperative sociali per le azioni produttive, le associazioni e il volontariato diffuso per sostenere le azioni dei centri diurni, la rete informale delle famiglie accoglienti e quelle naturali per il sostegno dei minori in difficoltà, le scuole e l’Università per il processo formativo e valutativo delle azioni implementate.
Il contesto territoriale di riferimento è rappresentato dall’area geografica dell’Alto tirreno lucano e cosentino del tribunale di Lagonegro (PZ, in Basilicata) e nel medio tirreno cosentino del tribunale di Paola (CS, in Calabria).
I due Centri disteranno tra loro circa 60 Km, il che permetterà l’ottimizzazione di una serie di attività e iniziative collegate al progetto”.
“L’idea di fondo su cui si basa il Progetto “Parentesi Aperta” – si legge – è quella dell’assistenza domiciliare e di comunità per i minori destinatari, sostenuti in un percorso riabilitativo globale della persona, riferito a tre relazioni essenziali per il minore: relazioni con se stesso, relazioni con la famiglia, relazioni con gli altri. Si promuoverà la partecipazione dell’intero nucleo familiare alle fasi di cambiamento ed evoluzione delle dinamiche relazionali intra/extrafamiliari.
Sviluppare un valido programma socio-educativo, per i minori soggetti a procedimenti penali, costruito sulla responsabilizzazione dell’accusato sul danno causato e sulle possibilità di riparazione, comprensivo anche delle risorse territoriali, consente da subito un risparmio economico per le istituzioni (che non hanno spese di detenzione), rafforzando la rete sociale intorno al minore, sviluppandone la capacità di fruizione delle risorse territoriali, assumendo così un respiro più ampio e intervenendo anche in termini preventivi su quei fattori che rischiano di compromettere le capacità di relazione del minore, inducendolo a comportamenti di emarginazione e devianza.
Nello specifico, il Progetto “Parentesi Aperta” prende in carico il minore dal momento dell’arresto, quando compare dinnanzi a un giudice minorile. In base alla gravità del reato, si possono delineare questi possibili percorsi, utilizzando soprattutto l’istituto della “Mediazione Penale” sul quale poggiano le azioni del progetto:
1. il minore può ritornare in famiglia, se con risorse autonome della famiglia può far fronte alle spese di avvocato e giudiziali e in questo caso viene affidato alla famiglia di provenienza, la quale, inserita in un sistema di rete di mutuo-aiuto può essere supportata da un sostegno psicologico e educativo dai servizi del territorio deputati a tale compito, oppure fare riferimento al sostegno di prossimità delle parrocchie o alla rete di volontariato afferente alle parrocchie, le quali supportano la famiglia in difficoltà con il minore.
2. Se il minore, invece, si trova nella condizione di avere una famiglia con un reddito non auto sufficiente, il progetto “Parentesi aperta” mette a disposizione un avvocato per seguire l’iter processuale, attraverso il patrocinio gratuito, e inserire la famiglia in un sistema di rete di mutuo-aiuto può essere supportata da un sostegno psicologico e educativo dai servizi del territorio deputati a tale compito, oppure fare riferimento al sostegno di prossimità delle parrocchie o alla rete di volontariato afferente alle parrocchie, le quali supportano la famiglia in difficoltà con il minore.
3. Se il minore, invece, è un minore straniero non accompagnato con familiari, sempre lo stesso può essere affidato a una famiglia segnalata dalla rete delle famiglie individuate come disponibili all’affido di minori, la quale può essere inserita nel sistema di rete di mutuo-aiuto e può essere supportata da un sostegno psicologico e educativo dai servizi del territorio deputati a tale compito e anche queste famiglie possono usufruire della rete del sostegno di prossimità delle parrocchie o alla rete di volontariato afferente alle parrocchie, le quali supportano la famiglia con il minore in difficoltà.
Accanto a queste ipotesi di percorso, interessante sarebbe necessario sperimentare, attraverso l’ausilio di un facilitatore o psicologo, all’interno di focus groups, l’incontro tra le vittime e i minori che hanno commesso i reati, facendo sì che dall’incontro potrebbe nascere una sorta di “ravvedimento”, l’ascolto del vissuto delle vittime, portare a una sorta di “risarcimento” che non si esaurisca in una sorta di lavoro socialmente utile ma che serva ad entrambe le parti per uscire dall’empasse dell’evento accaduto e ritornare a vivere un futuro con più speranza e socialità.
In un contesto di crisi accentuata del modello di welfare fondato sul primato della programmazione e delle risorse pubbliche, questo progetto intende sperimentare – intorno alla sfida della mediazione penale minorile – un nuovo modello nel quale un sistema integrato di servizi sostenibili è fondato sulla responsabilizzazione della comunità locale, che promuove, supporta, si fa carico, verifica. L’ambizione di questo progetto è raccordare tutte le potenzialità che il territorio offre, partendo dal volontariato spontaneo e diffuso all’interno della società civile e del mondo cattolico, che si fa carico delle problematiche dei minori, italiani e stranieri, che si trovino particolari situazioni giudiziali e che attraverso questa rete sostengono un processo di integrazione che permetta di emancipare questi soggetti da una predestinazione di devianza. All’interno di questo percorso di accompagnamento e di sostegno si vuole implementare anche un processo produttivo, che tenga in piedi un’attività produttiva ma che ha come sguardo fondamentale anche l’inserimento socio-lavorativo, non solo di questi minori in difficoltà, ma anche gli altri attori del territorio. Ancora altro aspetto che si vuole caratterizzare è che si vuole avviare un circuito virtuoso in cui produttività e commercializzazione dei prodotti, creino una base essenziale per l’espansione occupazionale e per dare opportunità e sostegno al welfare comunitario che si fa carico di questi minori.
OBIETTIVI SPECIFICI
OBIETTIVO SPECIFICO 1: Proporre ai minori che delinquono immediate possibilità di riscatto
OBIETTIVO SPECIFICO 2: Indicare ai minori stranieri immigrati illegalmente che delinquono una possibilità di vita onesta
OBIETTIVO SPECIFICO 3: Dotare la comunità di strumenti di gestione dei conflitti
LE AZIONI DEL PROGETTO “PARENTESI APERTA”
1) Attivazione, potenziamento e animazione della rete
2) Avvio e gestione Centri diurni
3) Coordinamento e gestione amministrativa
4) Formazione operatori e volontari
5) Inserimento lavorativo e Monitoraggio e valutazione
6) Mutualità Familiare
7) Promozione e comunicazione
8) Raccolta fondi
9) Reinserimento scolastico
10) Sostegno ai beneficiari
11) Sostenibilità
Sono previsti percorsi di inserimento lavorativo dei minori attraverso stage e tirocini e di reinserimento scolastico (attraverso il counselling psicologico, la scelta del percorso formativo, la preparazione al reinserimento e l’accompagnamento allo studio). Verranno realizzate attività di promozione e comunicazione (realizzazione di un sito web, seminari, convegno di presentazione dei risultati, ecc.), di raccolta fondi attraverso vendite di beneficenza, concerti, spettacoli e altre iniziative. Per garantire la sostenibilità del progetto, inoltre, saranno avviate tre filiere basate sulla coltivazione di piante aromatiche (poco seminate in Italia), la cui vendita garantirà nuove risorse economiche”.