Quasi due anni di pandemia da Covid-19 hanno senza alcun dubbio influito sui mercati e sulle economie di tutto il mondo. Non a caso sono tanti i settori che hanno dovuto fare fronte a difficoltà, limitazioni e restrizioni. Dunque in molti casi è stato necessario un riassetto, nonché dare vita a quella che può essere definita una vera e propria riorganizzazione, o addirittura una rivoluzione. Il pensiero non può non andare al gioco d’azzardo. Quest’ultimo ha dovuto fare i conti con i divieti e chiusure delle sale giochi nel periodo del lockdown.
C’è però un altro lato della medaglia, che è quello che spiegano i numeri e i dati. Infatti il fatto che la gente ha passato molto più tempo in casa ha favorito l’online e il gioco virtuale. In realtà va detto che questo comparto aveva già iniziato una costante e continua ascesa nel 2019. Insomma, quanto accaduto da marzo 2020 non ha fatto altro che accelerare un processo che aveva già preso il via. E a rendersene conto sono stati sia utenti che operatori del settore.
Ludopatia, un rischio aumentato durante la pandemia
Ma c’è anche un aspetto totalmente negativo. Il pensiero, va, come in molti avranno già capito, alla tanto temuta ludopatia. Infatti, come spiegato anche da Gaming Insider, nel corso della pandemia il crollo più che giustificato e motivato del gioco legale ha portato come principale conseguenza l’aumento di quello illegale. Non a caso sono state necessarie delle operazioni di contrasto da parte delle forze dell’ordine per cercare di limitare il problema. A far comprendere ancor meglio il tutto non possono che essere i numeri: nel 2019 le cifre del gioco illegale si aggiravano intorno ai 12 miliardi di euro, mentre nel 2020 sono salite a 18 miliardi. Insomma, un aumento del 50%. Facendo una sorta di vera e propria previsione fa pensare che nel 2021 si rischi di raggiungere i 20 miliardi di euro. E la preoccupazione dunque non può non essere tanta.
Ma cosa occorrerebbe fare? “Bisogna riconoscere e tenere ben distinti i due fenomeni del gioco legale e illegale. Non c’è nulla di perverso o negativo nel gioco. Giocare fa bene, ma farlo oltre misura rappresenta qualcosa di culturalmente negativo. Il gioco legale è l’argine più solido a quello illegale. Tutto questo è dimostrato da quanto successo con la pandemia. Il concessionario è il migliore alleato della legalità. I risultati sono possibili solo se una vera e propria partnership tra pubblico e privato funziona”, questo il pensiero di Paola Severino, professore di diritto penale alla LUISS. Non si può dimenticare che a favorire l’illegalità è soprattutto l’online e il proliferare di siti. E ancora una volta è il momento delle cifre: tra i giocatori, il 46,7% conosce almeno un sito legale, mentre l’11,7 è a conoscenza dei siti illegali. Il tutto avviene attraverso il passaparola (28%), la pubblicità in tv, sui giornali, in radio o per strada (27%), la pubblicità sul web e sui social (21%). Insomma, il rischio resta alto.