[Riceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato stampa diffuso dall’Associazione “Cetraro Libera”]
“L’ennesimo evento catastrofico verificatosi nell’Italia Centrale, in questi ultimi giorni, che ha causato un elevatissimo numero di perdite di vite umane, ripropone il problema della sicurezza delle costruzioni, in primo luogo di quelle che ospitano i servizi pubblici e primi fra tutti gli Ospedali, proprio perché, come viene scritto nelle “raccomandazioni per il miglioramento della sicurezza sismica e della funzionalità degli Ospedali” dal Guppo di Esperti istituito dal Ministero della Salute con decreto del dicembre 2000: “tra gli edifici pubblici gli Ospedali rivestono un ruolo strategico in caso di calamità, quando sono chiamati a svolgere una importantissima funzione di soccorso alla popolazione garantendo l’efficace continuazione delle prime operazioni di pronto intervento sanitario avviate sul campo” e “si raccomanda di curare la localizzazione dell’Ospedale per rendere massima la fruibilità dello stesso in condizioni normali e di emergenza, ottimizzando i fattori che concorrono a garantire tale obiettivo: fra essi rivestono importanza l’accessibilità e la sicurezza del sito dal punto di vista dei rischi naturali, ad esempio nei riguardi di fattori che possono incrementare il rischio idrogeologico e quello sismico”.
Si dice sempre all’indomani del’ennesima catastrofe che bisogna cambiare, che questa volta bisogna assolutamente investire nella prevenzione, che si devono monitorare tutti gli Edifici Pubblici in primis le Scuole e gli Ospedali e blabla e blablabla… fino al prossimo evento nefasto.
Noi da anni stiamo denunciando dalle pagine dei giornali ed in tutte le sedi il caso dell’Ospedale di Paola, che l’ormai famoso “rapporto Barberi” del lontano 1999, in cui si verificava la “resistenza degli Edifici Pubblici ai terremoti”, pone al 7° posto nella graduatoria di vulnerabilità sismica, su 1.787 edifici ad alto rischio e 2.382 a medio alto. Ad aggravare la situazione è sopravvenuta una frana che il PAI regionale (Piano per l’assetto idrogeologico) classifica “zona R4” ovvero ad altissimo rischio idrogeologico. Frana considerata “attiva e come zona franosa profonda con livello di pericolosità pari a 4”.
Ora accade che su questa Struttura, un Commissario di Governo, laureato in Ingegneria (sic), con un provvedimento di dubbia legittimità costituzionale, ha deciso di allocare l’Ospedale SPOKE, struttura chiamata, in caso di calamità naturali, a svolgere un ruolo primario nel soccorso, per un vasto territorio comprendente l’intero tirreno cosentino e dopo la chiusura dell’Ospedale di San Marco A. anche tutta la Valle dell’Esaro.
A tutto ciò si aggiunga che detto Ospedale ha un solo accesso è privo di elisuperfice e non ha spazi a sufficienza per ospitare tutte le UU.OO. previste per un Dipartimento di Emergenza di I° livello.
Abbiamo letto in questi giorni la reazione stizzita del geologo Tansi ad un articolo di giornale, che lo chiamava in causa in quanto, in passato, perito di parte dell’ASP di Cosenza proprio sulla frana di Paola, sosteneva che vi erano “concrete possibilità che il movimento franoso, insistente sulla collinetta ove è ubicato il nosocomio di Paola, possa interessare l’intero parcheggio ed avvicinarsi pericolosamente all’Ospedale”. Oggi il Dr. Tansi lamenta di essere stato trascinato in una “polemica pretestuosa relativa agli indirizzi del Piano delle strutture ospedaliere su cui egli non ha alcuna competenza specifica”, ma noi ci chiediamo chi svolge un ruolo Istituzionale a capo della Protezione Civile, non ha l’obbligo, morale prima che professionale, di intervenire, una volta tanto, in direzione della prevenzione degli eventi, per porre un veto su scelte che mettono a rischio vite umane? Ricordiamo che anche l’Ospedale di Amatrice, distrutto dal sisma, come quello di Paola era stato segnalato a grave rischio sismico e dal 2009 si aspettava un “urgentissimo ed indifferibile adeguamento alla normativa antisisma”mai effettuato.
Non ci piace nemmeno la posizione del Presidente della Regione Calabria, che si lava le mani da ogni resposnsabilità, delegando ai sindaci scelte che competono a livelli istituzionali superiori. È vero la “ricreazione è finita” perché i cittadini sono stanchi di subire sulle loro teste scelte scellerate, motivate solo da ragioni politico – clientelari – affaristiche e non da scelte oculate indirizzate alla tutela della salute dei cittadini calabresi ed alla prevenzione dei danni che potrebbero verificarsi da eventi catastrofici, mai come in questo momento terribilmente attuali. Questa volta ci mobiliteremo fino a rivolgerci direttamente al Presidente del Consiglio ed al Ministro delle Infrastrutture affinché il progetto del governo “Casa Italia”, per mettere in sicurezza il paese non rimanga un annuncio post – terremoto come tanti, ma si cominci a realizzare a partire dal caso “Paola”.
E ci rivolgeremo anche alla Magistratura affinchè accerti responsabilità ed omissioni da parte di tutti i soggetti preposti a garantire la sicurezza ed a controllare che le Strutture Pubbliche Strategiche per l’Incolumità e la salute della popolazione, abbiano i requisiti di legge per continuare ad erogare servizi”.