È l’ora della responsabilità

Riportiamo l’intervento della Prof. Rosa Randazzo fatto durante l’assemblea cittadina del 26 ottobre scorso.

“Prima di proporre il mio intervento, a nome del Centro Sociale Anziani, ringrazio il Consiglio Comunale che ci ha stimolati a riflettere su tematiche così importanti ed esprimo la solidarietà mia personale e del Centro nella sua interezza al vicesindaco Fabio Angilica e alla sua famiglia.

Non abbiamo avuto il tempo di convocare l’assemblea dei soci in quanto l’invito è arrivato troppo tardi, per cui l documento che io mi appresto a leggere è frutto del confronto tra i membri del direttivo, presieduto dal presidente Fausto Gallo.  Ci siamo soffermati sul tema della responsabilità individuale e collettiva per la crescita di una società coesa.

Spesso siamo distratti e chiusi nel cerchio delle nostre individualità e dimentichiamo che una società civile si fonda, trasforma e cresce sul senso di responsabilità di tutti e di ciascuno.

Il senso di responsabilità, che è consapevolezza di dover rispondere degli effetti di azioni proprie e altrui, si forma attraverso l’educazione, ma soprattutto attraverso la testimonianza.

Compete alla Scuola, alle varie associazioni, alla politica aiutare a crescere nella responsabilità e nella cura, ma,  presupposto indispensabile per riconoscere qual è il contributo che ciascuno può portare è “osare trasformare in sofferenza personale quello che accade”, come afferma papa Francesco nell’enciclica Laudato sì.

La nostra città, che noi tutti amiamo, come tutte le città grandi o piccole che siano, ha un valore ed un destino storico. È patrimonio comune religioso, culturale, creativo, sociale, economico, che noi abbiamo ricevuto e che non va dilapidato ma va accresciuto e lasciato in eredità alle generazioni future.

Questa nostra città presenta periodicamente sintomi di sofferenza, ma ha in sé gli anticorpi per difendesi da attacchi malavitosi. È necessario, però, fare una lettura della realtà in profondità. È come il movimento delle acque del mare. In superficie esse appaiono agitate, in balia di forze incontrollabili, ma in profondità ci sono delle correnti che ne governano il movimento.

Anche nel profondo della nostra comunità ci sono correnti che trascinano verso un senso ben preciso: la convivenza pacifica. Bisogna saperle individuare queste correnti e lasciarsi trascinare da esse. È la corrente della legalità, che non è soltanto rispetto della legge. È qualcosa di più. Non tutto ciò che è legale, infatti,  è lecito. È la corrente della giustizia, che è non solo equa distribuzione delle risorse di un territorio, ma anche pieno impiego di tutte le risorse umane. È l’ascolto dell’altro, presupposto indispensabile di un dialogare serio ed efficace. È la ricerca del Vero che è fratello  della Bellezza. Come recita una profonda poesia di Emily Dickinson.

Dal senso di responsabilità derivano azioni concrete ed impegni precisi.

La nostra associazione, che ha fini sociali,  qualche giorno fa ha deciso di aprire la propria sede, adesso soltanto per tre giorni la settimana,  non solo ai soci, ma anche a tutti coloro che vogliono partecipare alle attività ricreative e culturali che in essa si organizzano.

Assumiamo oggi l’impegno di stabilire un contatto con i ragazzi ed i nostri giovani per trovare un terreno su cui costruire percorsi comuni.

Avanziamo al Consiglio comunale la proposta di creare una Consulta delle associazioni e delle organizzazioni  impegnate in attività di solidarietà sociale, ambientale, culturale e ricreative.

Nel nostro operare abbiamo infatti constatato che le associazioni spesso lavorano in maniera individualistica senza alcun raccordo tra di loro.

Le Consulte sono importanti strumenti di partecipazione consapevole alla vita cittadina. Esse favoriscono la collaborazione tra le associazioni e tra le associazioni e le istituzioni . Sono luogo di definizione e realizzazione di iniziative ed attività  volte  al  raggiungimento di obiettivi comuni : il rispetto delle regole, l’educazione ad un uso corretto dei canali di comunicazione permessi da Internet, divenuti canali di diffusione di calunnie e ingiurie, la partecipazione attiva a tutte le iniziative organizzate da figure istituzionali e sociali.

Insomma la ricostruzione della comunità sociale passa  attraverso interventi a  rete, attraverso il ripristino di costruttivi rapporti interpersonali ,  attraverso  la sperimentazione di quella che La Pira, cristiano e sindaco della città di Firenze, chiamava la socialità operosa del gruppo”.