Per quanto sia mitica e diffusissima la Fiat 500, essa spesso subisce, tuttavia, qualche “torto”. Ma questa volta a sferrarle l’offesa sulla primogenitura sono personaggi di grosso calibro, ovvero il trio della direzione del nuovo film “Il ricco, il povero e il maggiordomo” di Aldo, Giovanni e Giacomo che lo dirigono insieme con Morgan Bertacca e di prossima presentazione.
In una delle scene, riportate dal quotidiano “il Giornale” del 18 giugno nella rubrica Ciak , infatti, appare la mitica 500 che, ahimè, in questo caso è un “falso d’autore”. Ci spieghiamo meglio. La 500 usata dal cast e che viene adoperata dagli attori per alcune scene, dovrebbe essere la versione “500 D”, seguita alla “Nuova 500” (1957/1960), e prodotta dall’ottobre 1960 fino a metà del 1965. Tra le caratteristiche esterne più evidenti del modello “D” figurano le portiere incernierate in avanti, i ripetitori delle luci di direzione posti sotto ed all’esterno dei due fari e, cosa più importante, la calandra anteriore col logo FIAT a forma di scudetto con due “baffi” laterali staccati dal corpo centrale e la targa anteriore avvitata sullo stesso e non sotto al paraurti, tipica configurazione addirittura della “L” !
Nella 500 del film, purtroppo, la calandra anteriore è quella della 500 R, con la scritta Fiat a losanghe e senza il foro centrale per il clacson, quindi molto più recente, ultima serie prodotta e in versione semplificata, dove R stava per rinnovata ed uscita di scena nel 1975, allorché alle porte c’erano le nuove edizioni della 126 e le Panda.
Il restauratore di questa 500, evidentemente, ha dovuto sostituire la calandra originale perché corrosa dalla ruggine ma, senza scrupoli o senza cognizioni professionali, usò una calandra dell’ultima serie, certamente più reperibile e più a buon mercato.
Un appunto severo ritengo vada fatto alla regia del film. Quando si vuole creare l’ambientazione, tutti i particolari vanno ricercati e rispettati. Una regia attenta, ricorre a periti ed esperti su ogni particolare delle scene: è come se in un film del 1936, anno di nascita della “Topolino”, vedessimo protagonista una Fiat 500 C degli anni “cinquanta”.
Non so, per non aver visto ancora il film, in quale contesto viene adoperata la 500, né se il “refuso” è volontario o meno. Ciò fa davvero la differenza. Ma questo è un altro discorso. Di queste pecche è piena la storia del cinema ed anche i più incalliti cineasti hanno, spesso, dato prova di inesattezze e discrepanze. La nostra cinquecentina resta, comunque, una mascotte che, nata nel 1957, divenne in 18 anni un simbolo del modo di vivere, di intendere, di desiderare e di adoperare l’automobile.
Nelle immagini a seguire, rispettivamente un ritaglio con foto dell’articolo di giornale con la 500 D “incriminata”, una autentica “500 D”, una 500 R ed una locandina eseguita satiricamente dal sottoscritto, storico cultore ed appassionato “cinquecentista”, nonché possessore di un modello della serie “F”.