In merito a “La faina…” del prof. Mario Braile

Mi permetto di tralasciare la parte che riguarda la Scuola Faini, questione di cui, non conosco sufficientemente precedenti, particolari e sviluppi.

FainiDal mio annoso osservatorio, che mi ha consentito di vivere, quegli avvenimenti, desidero condividere, però, con l’amico prof. Mario Braile e con i lettori di Cetraro in Rete, qualche ulteriore particolare relativo alla complessiva vicenda Faini, liquidata a suo tempo in maniera sommaria e spicciativa, a danno della fragile economia del nostro paese.

L’occasione mi offre il destro per narrare alle nuove generazioni, un particolare, credo sconosciuto, che, però sta alla base della nascita dello Stabilimento Donato Faini a Cetraro.

Passava Faini da Cetraro con la sua macchina, diretto a un comune calabrese in cui intendeva impiantare il suo stabilimento. Si fermò a dormire in questo paese, presso l’Albergo Italia, di cui erano proprietari Attilio e Armando Occhiuzzi. Durante la cena, Attilio, uomo ingegnoso e attivo sia nella vita privata sia nelle relazioni sociali, conversando col Faini, venne a sapere del suo progetto industriale e, durante la notte, maturò un suo piano personale.

Si alzò presto, l’indomani mattina e corse a informare di tutto il senatore Giuseppe Mario Militerni. Questi si presentò immediatamente al Faini ed offrì la sua mediazione presso gli organi istituzionali comunali, perché lo stabilimento sorgesse a Cetraro e non altrove, prospettando la possibilità di ottenere ogni utile facilitazione, come la gratuità del suolo e la fornitura dei necessari servizi. La trattativa fece il suo corso e la partita si chiuse a favore del nostro paese.

Nel libro San Marco Evangelista, Parrocchia di Cetraro Marina, così ne descrivevo brevemente la sua evoluzione:

Posa della prima pietra, alla presenza del senatore Giuseppe Mario Militerni, il Ministro Medici, l’on. Giuseppe Reale e il vescovo del tempo
Posa della prima pietra, alla presenza del senatore Giuseppe Mario Militerni,
il Ministro Medici, l’on. Giuseppe Reale e il vescovo del tempo

Nacque il Lanificio Faini che segnò una svolta epocale per l’intera economia cittadina, giungendo ad occupare, nel periodo di massimo sviluppo, oltre seicento dipendenti. Giunsero alla marina di Cetraro i dirigenti dal nord, operai e impiegati dai paesi vicini e scesero, dalle campagne le nostre contadinelle, che, indossati moderni abitini e scarpette, abbandonarono terre, pecore, porcili e pollai, per imbracciare i telai e tessere i fili della nuova Manifattura Laniera, riscattando anni e anni di dura e servile esistenza. Esse divennero subito esperte in filatura, tessitura, taglio e cucito, per cui, anche Miss Italia, in quegli anni, vestì costumi confezionati, con grande perizia, dalle operaie che vennero a gravitare attorno alla Parrocchia di Cetraro marina.

Miss Italia in visita alla Faini di Cetraro
Miss Italia in visita alla Faini di Cetraro

Si trattò di una vera rivoluzione copernicana, che ha giocato un ruolo decisivo nel processo evolutivo cittadino, sia dal punto di vista economico che sociale, anche se talora furono innalzati cartelli con la scritta “Faini se ne deve andare!” e altro ancora.

Quando Faini se n’è andato, noi siamo rimasti con l’acqua alla gola e lo stabilimento, cessata ormai ogni attività, è rimasto testimone triste e solitario, dietro le maglie di una rete che racchiude la sua mole oblunga, a ricordare un passaggio proficuo e felice della storia del nostro paese.

Operaie della Faini al lavoro
Operaie della Faini al lavoro

Ebbene, l’opera del fondatore, Donato Faini, cui è rimasta fortunosamente intitolata una via del paese, non può essere cancellata a colpi di ruspa, come giustamente sostiene il prof. Braile. Ho già detto di non possedere elementi sufficienti per esprimermi in merito all’ipotesi di demolizione della vecchia scuola a lui intitolata, ma se motivi di forza maggiore, lo avessero già determinato, si possono trovare modi e tempi per garantire a Donato Faini la conservazione del giusto posto nella storia cittadina.

Salvaguardiamo, però, la favorevole circostanza che sembra riservare al nostro Borgo marinaro, la progettazione in atto, la quale prevede, tra l’altro, la costruzione di una Chiesa che fortemente ci manca.

Contribuisca ciascuno, questo sì, con suggerimenti e proposte, a trovare le giuste soluzioni, ma evitando, se possibile, di alzare steccati di principio e soprattutto ogni tentazione polemica, sempre latente nel nostro DNA cittadino, perché atteggiamenti di questo genere non hanno mai giovato ed hanno, anzi, precluso altre volte, possibilità di sviluppo adeguate ai bisogni del nostro territorio.

Aggiungo doverosamente che tutte le foto contenute in questo articolo, sono tratte dall’archivio storico dell’amico Salvatore Iozzi che me ne ha dato, a suo tempo, facoltà.

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