Il sogno Ubuntu riparte in Calabria: partecipazione e comunità per combattere la crisi ai tempi dell’Europa

Ubuntu. Sembra essere questa la parola che guida il progetto europeo Think Creative be the Change, realizzato dal Gruppo informale L’Isola che non c’è, e che si sta svolgendo in questi giorni in Acquappesa e che coinvolge ragazzi dall’Italia, dalla Polonia e dalla Romania, insieme per una settimana per workshops e attività non formali per trovare soluzioni creative alla risoluzione della crisi.

10421654_10204007628214930_2122342200_oUbuntu, dicevamo. Ubuntu è una parola di origine africana zulù precisamente, utilizzata da Mandela nella sua campagna contro l’apartheid.

Ma cosa significa Ubuntu? Ubuntu si basa su un concetto semplice: “Io sono ciò che sono per merito di ciò che siamo tutti.” Ed è questo che si sta facendo ad Acquappesa durante il progetto: cercare di creare una comunità, condividere insieme le idee, sentirsi tutti importanti: i ragazzi non sono infatti coinvolti in semplici conferenze sulla crisi, ma sono coinvolto direttamente nelle attività.

Ecco che sono quindi chiamati a scrivere una bozza di un progetto europeo per convivere con la crisi, si ingegnano per lanciare performance musicali con oggetti riciclati, piantano pomodori nell’orto urbano del Centro Anziani di Rende (CS) per capire che anche l’agricoltura potrebbe essere una via d’uscita, visitano le bellezze presenti nel centro storico di Cosenza.

Ma non mancano le sessioni professionali: i ragazzi hanno infatti anche assistito alle testimoniane del prof. Luca Meldolesi, stimato economista con un forte legame con la terra calabrese, che ha tenuto occupati i ragazzi con le sue storie di vita e con la presentazione del suo libro “Imparare a imparare”, presentato a Cetraro (CS) il 28 Maggio presso la prestigiosa cornice di Palazzo Del Trono, dove ha spiegato ai giovani che l’apprendimento è un processo continuo, a cui nessuno può sfuggire neanche le imprese. E la scommessa dell’Isola che non c’è, il gruppo informale che sta organizzando il progetto, è presto vinta: i ragazzi si scoprono protagonisti e il feedback è positivo.

10432164_10204007895461611_1872139722_nNon passa inosservata la felicità che traspare dai ragazzi rumeni durante la loro serata interculturale, dove tra danze e canzoni riescono finalmente ad esprimere se stessi e la bellezza del loro Paese, in Italia, dove spesso sono discriminati senza motivo. Non passano inosservati i sorrisi dei ragazzi polacchi, quando si dipingono i visi per preparare la loro performance musicale, quando saltano sulla spiaggia per alcuni degli energizers previsti dal programma, quando ascoltano interessati una sessione su come costruire da soli il proprio progetto all’interno del nuovo Programma Erasmus+.

Perché forse è davvero così, che la riuscita di qualcosa non si misura solo sulla conoscenza acquisita, ma sulla felicità condivisa. Condivisa, come nella comunità che si è creata in questi giorni ad Acquappesa. E allora, forse, il sogno Ubuntu si è realizzato per davvero. Qui, in Italia. Qui, in Calabria, a due passi dal mare…

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