Il rivale

Un tempo, il rivale era colui che dimorava accanto a un altro sulla riva d’un torrente, condividendone l’uso delle acque. Il rivale e il suo vicino s’osservavano a vicenda, scrutando ognuno le altrui attività; e mettendo pure un poco di perfidia allorché l’uno notava gli insuccessi dell’altro, per inorgoglirsi invece dei pretesi progressi personali.

Ma c’era un punto sopra il quale gli interessi divergenti dei rivali dovevano giocoforza convenire: e stava nel controllare che la portata del torrente non venisse a mancare o crescesse a dismisura così che il rivo straripasse con reciproca sciagura.

Il rivaleEd allora intravedendo un comune obiettivo, e superiore, essi finivano per venire a patti: tutelando quell’unica risorsa che avrebbe alimentato il loro bene personale.

Visto così il rivale, perde di colpo ogni accezione negativa; per acquistare, anzi, la rivalità una funzione salutare e indispensabile di reciproca tutela del comune interesse.

Nelle piccole realtà, come la nostra, stenta ad emergere questa forma sana e franca di rivalità; manca il confronto delle idee sul presente e sul futuro; e non si ha spesso la forza d’elaborare ed esibire un proprio piano che disegni a grandi linee l’assetto societario ed economico del luogo in cui si vive.

Si competa civilmente con l’azione di governo, senza scendere in volgari contumelie – che nulla tolgono od aggiungono all’essenza del problema – all’insegna d’una franca ed operosa discussione.

E chi amministra, d’altro canto, non prenda ogni rilievo come una prova certa di lesa maestà.

Cetraro sconta un deficit di dialogo tra governo e opposizione; che iniziato con la Giunta Visca – la quale ha governato senza alcuna opposizione consiliare – prosegue con Aieta, che gode il beneficio d’un contrasto tenue e blando.

Si riacquisti, dunque, l’uso ed anzi il gusto d’una franca ed onesta opposizione: quella che per l’appunto permetteva ai due rivali di regolare insieme il regime del torrente, per conservare intatta l’unica fonte certa di comune salute.