Sono parole del candidato al Consiglio Regionale e Sindaco di Cetraro, Giuseppe Aieta, che sul sito lacnews24.it cita come volano per il turismo il porto turistico di Cetraro. “Da anni si sente ripetere che solo il turismo salverà l’economia calabrese, ma dalla Regione non sono arrivati che annunci di improbabili joint venture, iniziative e campagne mediatiche che nulla hanno portato ai nostri territori. Il porto turistico – si legge – è la prima infrastruttura pubblica pensata e realizzata per fare da volano allo sviluppo turistico di un intero comprensorio“.
“Il porto, inaugurato nel 2009, non solo ospita 600 barche e frutta 700mila euro l’anno – senza calcolare l’immenso indotto che ha creato attorno a sé – ma ha permesso all’amministrazione di ridurre l’Imu al minimo e annullare la Tosap per attività commerciali e bar”. “Si tratta – continua – di un modello virtuoso di sviluppo, che è in grado di pensare le infrastrutture non come cattedrali nel deserto, ma come ponti che rendano accessibili ai più le bellezze inesplorate della nostra regione”. Per Aieta “nessuna campagna mediatica permetterà di attirare turisti nella nostra regione, se prima non si creeranno quelle infrastrutture necessarie per rendere fruibile il patrimonio naturalistico, archeologico ed enogastronomico che abbiamo avuto in eredità e stiamo condannando all’abbandono. Un patrimonio che in primo luogo le pubbliche amministrazioni hanno l’obbligo morale e civile di valorizzare”.
“Il porto turistico di Cetraro è diventato in breve tempo in Italia un punto di riferimento per la nautica da diporto. E grazie alla gestione pubblica, i proventi di quest’attività vanno a beneficio della comunità, piuttosto che ai privati. Cetraro anche da questo punto di vista è diventata un presidio di legalità, anche per effetto del Protocollo d’intesa che abbiamo fortemente voluto e obbliga ogni ditta che lavora con l’amministrazione comunale non solo a sottoscriverlo ma anche ad inviare alla Prefettura di Cosenza un rapporto sulle attività svolte, distinte per giorno lavorativo, con cadenza settimanale”.
“Tale modello – conclude Aieta – consente di coniugare sviluppo, rispetto per le comunità e valorizzazione del territorio. Ecco perché oggi abbiamo il dovere di esportarlo in Calabria”.