Il 21 dicembre 1745, una schiera di giovani cetraresi, cui si accompagnava di certo qualche burlone attempato, si reca dal notaio per redigere un “atto publico volituro, come se fusse publico istrumento”.
Cos’era accaduto?
“Quest’oggi giorno di Martedì, che si contano li 21 del corrente Mese di Decembre 1745, dopo l’ore 22, si è publicato banno da Domenico Oliastro, ordinario Servente di questa Baronal Corte, con alta ed intelligibili voce ad uso di banditore per li luoghi publici, e consueti della riferita Terra, dicendo non sia nessuna Persona che burlasse all’altro e l’altro all’uno, fra’ li Cittadini”.
La Baronal Corte vedeva, insomma, di temperar gli animi della gioventù cetrarese, nell’imminenza delle feste natalizie, comminando, a coloro che andavano oltre misura negli scherzi, una “querela di burla, seu gabbo” solvibile in “grana 32 per ciasched’una querela”.
I protestatori, la cui sequela di soprannomi è già un campionario di ribalderia, ribadivano, da parte loro, con fierezza di non intender “d’accettare cotal abuso, che ab antico et immemorabili non è stato mai solito, né uso a questa riferita Terra di pagare”; e, per denunciare il sopruso e rivendicare, in pari tempo, il naturale diritto al ‘gabbo’ natalizio, corsero in piena notte dal notaio: che se ne avesse conoscenza “ad futuram rei memoriam”.
Eccoli, accontentati.