Proprio
per far fronte ad una crisi che rischia di creare buchi per oltre un
miliardo, si pensa a proposte concrete, da presentare al Coni e al
Ministero rappresentato da Vincenzo Spadafora. L’ipotesi riguarda l’abrogazione
del divieto di sponsorizzazione per le società di betting, “uscite” fuori scena dopo
l’approvazione del Decreto Dignità e migrate presto versi altri
campionati.
FIGC, Serie A, Lega Serie B e Lega Pro sono già a lavoro per sbloccare
una partita che, in questo momento, può essere decisiva e fondamentale.
Anzitutto la conclusione dei campionati: ad oggi, spiega Gioel Rigido sul blog
di www.slotjava.it, solo ipotesi sui termini delle
rispettive categorie, mentre resta sullo sfondo l’ipotesi di un azzeramento con
conseguente ripartenza nel prossimo mese di settembre, seppur certezze, sia sul
calcio sia sulla pandemia, al momento non ve ne sono.
Intanto il
“sistema calcio” rischia il collasso, avendo già dovuto fare i conti con i
mancati incassi dei diritti tv, i lockdown dei botteghini e lo stop di tutte
quelle attività collaterali legate al marketing che spesso rimpinguano le casse
delle società. Si comprende facilmente come occorra ricercare altre,
approfondite risorse. Da qui l’idea della cancellazione di quella norma che
vieta alle società di stringere accordi commerciali con aziende di betting. Fin
dal principio, va detto, il calcio italiano si è ribellato, pur rinunciando a
cifre elevate, di circa 200 milioni, mai più colmati da altre sponsorizzazioni.
La proposta, avanzata da tutte le parti, ha trovato invero i primi
oppositori. Su tutti Stefano Vaccari, ex senatore del PD ed oggi in
Direzione Nazionale del Partito, che ha definito “vergognosa” la proposta,
spiegando come in questo modo, con una abrogazione, venga meno la dignità
stessa del gioco del calcio: “Questa sorta di speculazione, in un momento
come questo, non è dignitoso” – ha chiosato. Tanti club di A, nel
frattempo, stanno prestando i loro soccorsi. Non mancano però i
favorevoli alla proposta. Franco Arturi, firma della Gazzetta
dello Sport, si è schierato a favore della decisione, così come il numero uno
del Coni, Giovanni Malagò, che ha specificato come in questo senso
bisogni trovare spesso delle alternative: “Giusto, secondo
me, avanzare richieste su quanto non si è ancora ottenuto” – ha detto.
Tradotto: se si ritorna agli accordi con società di betting, non si sottraggono
soldi all’Erario.
Onde penalizzare ancor di più le squadre italiane, occorre in questo momento
efficienza. Anche perché, appunto, in altri contesti il connubio calcio-betting
funziona: le squadre di Liga e Premier hanno aumentato i loro introiti. E senza
alcun male: la stragrande maggioranza dei bookmaker opera regolarmente in
Italia con concessione. Non serve inibire lo sponsor di betting dal calcio, se
poi uno scommettitore conosce, ugualmente e in ogni luogo, i marchi delle
società. Che, peraltro, si fanno ugualmente, è il caso di dirlo, pubblicità.
Nel loro interesse, mentre potrebbero tornare a fare anche quello delle squadre
del nostro calcio.