Nel suo bunker di Casapesenna, Michele Zagaria aveva – tra gli altri – i libri di un Pubblico Ministero, di un uomo che ha dedicato la vita alla lotta contro la criminalità: i libri di Raffaele Cantone, magistrato, giornalista e autore di best seller come Solo per giustizia e I gattopardi.
Il perché, è facile intuirlo…
Ma chi è veramente Raffaele Cantone? Beh, per capirlo davvero e per raccontare la sua storia, bisogna partire da una frase. Da una massima che l’ex magistrato pronuncia in occasione della presentazione della sua biografia.
Cantone afferma: “Non vinceremo mai la lotta alle mafie finché sarà considerato solo un problema dei meridionali”.
Con queste parole, l’ex magistrato della Procura Antimafia (lo fu fino al 2007) presenta nel 2008 Solo per giustizia, un libro che ripercorre la sua carriera da avvocato penalista. Una carriera che Cantone lascia dopo aver ragionato su ciò che avrebbe potuto contare essere un avvocato in terra di mafia. E comincia, così, a percorrere la strada del magistrato. Nel corso della sua attività svolge indagini su alcuni imponenti clan camorristici del napoletano, sia in Italia che all’ estero.
Dal 1999 vive sotto tutela e dal 2003, insieme ai suoi familiari, è sotto scorta, dopo che viene scoperto il progetto di un attentato nei suoi confronti da parte di uno dei più grandi clan della camorra: i Casalesi.
Riesce ad ottenere la condanna all’ergastolo dei capi più importanti, quali Francesco Schiavone conosciuto come “Sandokan”, Francesco Bidognetti detto “Cicciotto”, Mario Esposito e tanti altri. Contemporaneamente, scrive numerosi articoli sul quotidiano “Il Mattino” e pubblica diversi testi in materia giuridica.
Nel 2008, appunto, decide di raccontare la sua vita in un libro, pubblicandolo per la Mondadori, e lo fa ripercorrendo la sua difficile vita da magistrato nella lotta contro la camorra.
Con il suo racconto, Raffaele Cantone vuole dare un insegnamento a tutto il mondo, ma prima di tutto alla sua famiglia, ai suoi stessi figli, per far capire loro, un domani, il sacrificio di un padre, diviso tra il lavoro e gli affetti, cercando di sconfiggere quello che è sbagliato, facendo aprire gli occhi a chi li aveva, e li ha ancora, chiusi.
Cantone non si considera affatto uno scrittore; il suo obiettivo è stato solo quello di voler far conoscere a coloro che ne sono all’oscuro del tutto, questo mondo camorristico, visto dalla parte di un magistrato, e cosa tutto ciò può comportare.
Solo per giustizia è un libro profondamente personale e con una forte impronta di valore civile. Inizia proprio dal giorno in cui il magistrato prende congedo dal suo lavoro investigativo dopo ben 7 anni; iniziando a svuotare l’ufficio dove ha lavorato per tanto tempo dalle carte e da tutti i documenti d’archivio, affiorano i ricordi, che lui mette per iscritto pagina su pagina.
Racconta di arresti, di processi e di pentiti; ripercorre le vicende che più di altre lo hanno interessato in prima persona, come i processi denominati Spartacus I e II; di cui parla anche un altro scrittore e suo amico, Roberto Saviano, nel suo libro “Gomorra”; fa una lunga lista di capi mafiosi e dei loro arresti: da Cutolo a Mario Iovine, da Francesco Schiavone a Vincenzo De Falco.
Cantone parla di come i guadagni delle attività camorristiche vengano investiti in altre attività lecite nell’Italia settentrionale e all’estero. E spiega perché il personaggio mafioso “collabora”, purtroppo, con chi non dovrebbe, con personaggi importanti per la vita dell’Italia, persone in giacca e cravatta che dovrebbero occuparsi di altro e che invece investono denaro sporco.
Racconta dei suoi rapporti di lavoro sia con i superiori che con i colleghi, che lentamente lo hanno condotto a rifiutare il suo incarico: capiva, ormai, di essere diventato “scomodo e pericoloso”. Ricorda le uscite ad alto rischio col figlio, anche se seguito dalla scorta, o il semplice andare a buttare l’ immondizia, sempre nel pericolo, nella paura che succedesse qualcosa.
Riflette sul fatto che forse è sfortuna nascere in una determinata zona dell’Italia come quella del napoletano, magari a Giugliano, dove lui è nato, dove la camorra investe tutto ed è all’ordine del giorno. O forse no, visto che il problema è più alla radice e può essere sradicato più facilmente. Cantone descrive quella che è sempre stata un’impresa: essere un uomo di giustizia in una terra di camorra, dove le leggi volano al vento, dove tutti chiudono gli occhi per non cadere in una rete di cui, poi, non potranno mai più uscire, dove il potere sta nelle mani dei più potenti boss mafiosi.
Solo per giustizia è una lettura obbligatoria per tutte le persone che vogliono sapere e conoscere fino in fondo i motivi della mafia di oggi, fin dove sono capaci di arrivare i capi dei clan camorristici, ma anche per riconoscere il lavoro e l’impegno di coloro che li combattono con un grande senso di dovere; e ancora, per sapere quanti politici, funzionari e forze dell’ordine siano corrotti e sottomessi da questo mondo.
Quella di Raffaele Cantone è una testimonianza emotiva, una verità da conoscere e memorizzare; anche per non dimenticare le morti che ha causato questo terribile male.