Giuseppe Aieta a tutto campo su politica e polemiche

Giuseppe Aieta

Mi dica subito che sensazione prova di fronte alle accuse dei suoi compagni di partito di Paola di aver bloccato il decreto 64 che stabiliva polo chirurgico a Paola e polo medico a Cetraro
Intanto la correggo: non sono i miei compagni di Paola ma una parte che ritiene, inconsapevolmente, che io possa avere tutto questo potere. Nella mia vita istituzionale non ho mai tramato o lavorato sotto traccia ed anche in questo caso l’ho fatto a viso aperto perché il decreto 64 era un mostro voluto dal commissario Scura che con la sanità aveva poca dimestichezza. L’ho detto, lo confermo, e lo ripeterò all’infinito. Non solo perché inattuabile ma anche perché contrario ad ogni logica sanitaria.

L’accusano di aver privilegiato Cetraro a discapito di Paola non solo sulla sanità ma anche sui finanziamenti della Regione
Anche qui credo che la polemica sia ancorata a vecchie logiche secondo cui i consiglieri regionali sono dei bancomat in grado di elargire le risorse finanziarie della Regione. Il problema vero è che non si legge e non si studia perché se prima di avventurarsi in accuse gratuite si approfondissero le questioni si eviterebbero brutte figure. La Regione ha dedicato la propria attenzione ai Comuni che attraverso i bandi accedono ai finanziamenti. Pertanto, sta alla capacità dei singoli enti locali attrarre e intercettare finanziamenti. Paola e Cetraro, in tal senso, sono stati Comuni virtuosi. Tuttavia, c’è da dire che le risorse disponibili e manovrabili, svincolate dai bandi, sono residue e, a ben vedere, la città di Paola ha ricevuto finanziamenti importanti grazie alla presenza del più grande centro di spiritualità nel mondo che è il Santuario di San Francesco. E su buona parte di quei finanziamenti destinati al Santuario – e lo dico con umiltà ma anche con grande orgoglio – c’è la mia firma attraverso gli emendamenti apportati alle varie leggi finanziarie approvate in questi anni. Mi sorge il dubbio che proprio questo attivismo verso il patrimonio culturale di San Francesco di Paola sia letto come una invasione di campo o, peggio ancora, come lesa maestà. Ovviamente mi fa piacere che il Sindaco della Città del Santo, l’Avv. Roberto Perrotta, apprezzi questo sforzo tra l’altro manifestato pubblicamente e con grande stile istituzionale. Per pochi, dunque, pago il prezzo di essere di Cetraro. Ma a Cetraro ho dedicato i migliori anni della mia vita, dedicandomi alla città giorno e notte con risultati che sono evidenti, per cui stiano sereni perché continuerò ad amare la mia città senza per questo dover arrecare danni agli altri.

Come giudica le polemiche e che effetto fanno su di lei?
Ho fatto il Sindaco per 10 anni ed ho avuto a che fare con le polemiche, con l’anonimato – che è la più vigliacca forma di violenza –, con lo scontro. Sono abituato e non ho mai abbassato la testa perché se lo fai una volta, in politica, ti seppelliscono. Oggi, tra l’altro, siamo nell’era dei politici che usano l’hate speech per ottenere consensi, l’incitamento all’odio per fare presa su quella che il Censis definisce la società del rancore. Ed il problema è che non sono schegge ma un’industria sistematica che produce consenso effimero attraverso l’odio e la provocazione. Chi rappresenta le istituzioni sa che ha a che fare con un mostro che si combatte solo con i fatti: alla parole di odio si deve rispondere con ciò che hai fatto perché solo chi produce chiacchiere utilizza il rancore della gente. Mi sono formato alla scuola del socialismo libertario per cui difficilmente davanti alle chiacchiere e all’odio piego la testa.

Ci dica la sua sul Punto Nascita
E’ una vicenda delicata perché ha coinvolto una giovane mamma e solo per questo mi tappo la bocca – facendomi violenza – e non replico alle polemiche che addirittura utilizzano questa tragedia. E’ una questione di rispetto! Io sono un consigliere regionale e devo garantire che la Regione in questa vicenda della sospensione delle attività dell’ostetricia faccia il suo dovere come sta facendo. Ognuno fa la sua parte. Certo, a volte capita di leggere chi in queste vicende trova l’humus per risvegliarsi dal torpore pontificando e dando lezioni. Noi svolgiamo un altro ruolo che è fatto di responsabilità. E spesso dobbiamo riparare i danni prodotti da altri che in questi casi sono i primi ad alzare la voce. Ma di questo parleremo alla fine di questa vicenda. Adesso serve fare ciò che il Ministero ci dice: nominare il primario che è precondizione per riaprire. E se un anno fa non fossi stato solo nella polemica violenta col DG dell’Asp quando chiedevo di nominare il Primario, oggi non saremmo a questo punto. Ma all’epoca qualche urlatore di oggi ha pensato bene di non inimicarsi il DG dell’Asp preferendo il silenzio se non addirittura la polemica social con me.

E’ per questo che non ha partecipato all’assemblea organizzata dai sindacati?
A quell’assemblea non sono stato invitato per cui avevo preso impegni. Le istituzioni si rispettano come io rispetto i sindacati. A dire il vero non proprio tutti con la stessa intensità ma ci sono uomini e donne che hanno dato la vita per l’ospedale e che stimo profondamente non avendo mai abusato della propria posizione. Ma non avrei mai consentito che i consiglieri comunali fossero fatti sloggiare dagli scranni loro dedicati quasi a voler rimarcare distinzione e diversità. I primi della classe non mi sono mai piaciuti anche perché i problemi si risolvono con la fatica e non con qualche post su Facebook.

Cosa prevede per il Punto Nascite?
Stiamo lavorando per la revoca della sospensione tutti insieme, ognuno per la propria parte. La Regione, l’Ufficio del Commissario, il Direttore Sanitario dello Spoke, il Sindaco, l’Amministrazione comunale, il Consiglio comunale, i Sindacati e il Gruppo Pro-Ospedale. Ognuno, ovviamente, ha responsabilità gerarchicamente differenti e tocca a chi rappresenta i cittadini sollecitare soluzioni rapide ed efficaci. Posso dire che stiamo seguendo ogni passo con la dovuta serietà che il caso richiede. Adesso è il tempo del silenzio e del lavoro quotidiano per centrare l’obiettivo, poi parleremo delle responsabilità. Perché questa storia di addossare sempre e comunque le colpe alla politica non va bene e se vogliamo essere onesti bisogna cominciare a dire con coraggio che la sanità dipende anche – dico anche ma non solo – dalla serenità che si vive nei reparti.

Mentre la intervisto è arrivata l’ennesima polemica del presidente del consiglio comunale di Paola, Graziano Di Natale che la chiama in causa su Facebook a proposito della disposizione del direttore dello spoke di trasferire le emergenze urgenze chirurgiche a Cetraro. In sostanza Di Natale chiede – polemicamente – che lei intervenga per bloccare tale disposizione
E’ tutta qui la differenza tra noi. Io non entro mai in questioni interne perché non mi competono. Io mi occupo di politica sanitaria. Qui siamo alla vecchia politica, quella che decideva tutto. Vede, tempo fa il capo dipartimento di chirurgia, Dott. Candela, medico che io stimo sul piano professionale, dispose il trasferimento delle urgenze chirurgiche a Paola in assenza del direttore sanitario dello spoke. Rischiando anche di non essere compreso, in quella occasioni – come in tante altre – non ho espresso alcun giudizio perché ritengo – da uomo delle istituzioni quale mi considero – che l’organizzazione interna alla sanità non spetti alla politica. La politica, al contrario, deve occuparsi dell’organizzazione generale, degli strumenti che mancano, dei medici che scarseggiano, del personale paramedico che è sempre più esiguo. E’ una questione di cultura politica. Non sono cresciuto con l’idea che la sanità debba rappresentare un serbatoio di voti, né a considerare gli ospedali pozzi senza fondo al comando del ras politico di turno.