Dietro l’angolo, un futuro

Tra non molto, un paio d’anni circa, scadrà il mandato elettorale dell’attuale consiglio comunale. Ed il sindaco, a termini di legge, non potrà ricandidarsi: ammesso ancora che lo voglia.

andreoliQuesta prossima scadenza, per i suoi sostenitori, e sono tanti, appare quasi come una iattura. Secondo loro, il sindaco si è prodigato molto nell’assolvere il mandato, investendovi tutto l’entusiasmo giovanile. E’ riuscito a realizzare un buon numero di opere, alcune anche di prestigio, tanto da far merito a Cetraro d’un recupero d’immagine. Si è mostrato, a conti fatti, attivo e intraprendente, in misura tale da rinfocolare nella gente la speranza di veder rinascere una Cetraro nuova ed al passo coi tempi.

Per i suoi detrattori, viceversa, e sono in numero minore, la sua forzata uscita di scena, perlomeno come sindaco, appare come un’occasione per voltare pagina. Il paese tracolla, sì che molti esercenti chiudono bottega ed il capoluogo, soprattutto, sembra essere votato a uno squallore senza scampo. La qualità della vita, anziché migliorare, appare come peggiorata. Varie zone del paese, e specie le contrade, continuano a versare in uno stato di disagio. Ai giovani in cerca di lavoro ed alle nuove coppie che vorrebbero accasarsi, non si apre altro spiraglio che un’amara e penosa emigrazione.

Il vasto consenso, che lo aveva favorito al suo ultimo mandato, pare d’altronde essersi usurato per una serie di scelte controverse, che hanno alimentato nell’opinione pubblica il sospetto se non altro di un andazzo antico e risaputo: quello che s’appartiene a certo notabilato di partito. E questo ha in qualche modo affievolito il sentimento di fiducia che s’era conquistato, di là di quanto possa l’astio naturale, che colpisce chi governa ormai da tempo e ne fa un bersaglio inevitabile di critiche e censure.

Ma comunque la si pensi, riguardo al suo operato, resta purtuttavia insoluto il problema del ricambio, prossimo venturo.

Nel senso che, né a destra, né a sinistra, si ravvisano al momento protagonisti tali che possano guidare una compagine sicura che riesca oltretutto a sostenere un confronto dignitoso con l’uscente: che si qualifica, comunque, come risoluta.

Forse che Cetraro abbia esaurito le risorse proprie di forze nuove e promettenti che, a destra od a sinistra, siano in grado d’espletare un tale incarico? No, di certo. Il problema è invero un altro. Ed è che il vaglio dei partiti, o proprio non accoglie questo capitale umano, umiliandolo in un fondo di paese o di contrada; oppure se ne serve per farne un uso improprio, che piegandolo a logiche di parte o di fazione lo svia sempre di più da un servizio leale e produttivo a vantaggio del paese.

Se la logica d’impresa qualcosa può insegnarci, è di organizzare, ottimizzandoli, i fattori produttivi disponibili: per raccogliere quell’utile che si riversa in termini di sanità economica sulla stessa impresa.

Pare saggio utilizzare dunque questo lasso di tempo che ci separa dalla prossima scadenza elettorale, non per creare a destra e a manca dei surrogati falsi dell’uomo del destino che guida il proprio popolo verso un’improbabile età dell’oro. Ma per lanciare un patto di solidarietà che disegni, per la destra e la sinistra, il futuro del paese per i prossimi vent’anni. Impegnando, magari, in un laboratorio permanente di studio e di ricerca, il meglio della nostra società: chiunque sia, ovunque sia.