È cosa avvilente e disarmante, nella nostra città, svolgere il ruolo istituzionale di minoranza, avente come controparte la maggior parte dell’amministrazione comunale ristretta negli angusti confini delle sue limitatezze e delle sue incompetenze istituzionali, che non le consentono di stimare dovutamente il gravame delle sfide più vitali che le stanno di fronte e che le appartengono per responsabilità di governo.
Cos’altro deve accadere, a livello amministrativo, diverso da una crisi rilevante e preoccupante di liquidità di Cassa e dalla conseguente sospensione dei pagamenti ai dipendenti, per indurre il Presidente del Consiglio a convocare, senza perdita di tempo, la Massima Assise comunale, cui, sola, spetta il dovere di discutere ed esaminare lo stato incontrovertibile di difficoltà economica e finanziaria dell’Ente? Una coltre di silenzio, sicuramente voluta, ammanta la crisi attuale della Cassa comunale, momentanea o strutturale che sia. Non troppo momentanea, invero, per il suo protrarsi nel tempo. Bocche cucite, in modo inquietante, soprattutto da parte di amministratori che, per delega, avrebbero il dovere di chiarire alle minoranze, ai lavoratori dipendenti, alla città, lo stato delle cose. Proviamo a chiarirlo noi!
È la rappresentazione, quella in corso, di un Comune strutturalmente ed inconfutabilmente deficitario sul piano economico e potrebbe subire una serie di effetti a cascata, senza pronti rimedi, capaci di impedire la sua operatività, soprattutto, in ambito economico, finanziario, sociale. A partire della paralisi dell’attività amministrativa, per somme non pagate. Vorremmo che gli imperterriti amministratori di oggi si rendessero conto, prima di tutto, del grave scadimento etico e morale della cosa pubblica, che deriva, inevitabilmente, dalla negazione del giusto compenso ai dipendenti comunali, alla fine di un mese di lavoro!
La stessa sospensione dei pagamenti, nei tempi previsti dalla legge, entra a gamba tesa nelle famiglie. Soprattutto, in quelle monoreddito, che sono, forse, costrette ad una umiliante difficoltà di vita e, magari, a chiedere prestiti ed a pagare interessi per gli impegni di spesa precedentemente contratti.
Ma si sente, o non si sente, il dovere di chiedere scusa a questa gente? A farle sapere il perché di quanto le è accaduto! A rassicurarla che ciò non si verificherà più per l’avvenire! Intanto, sono passati dieci giorni dalla nostra richiesta del Consiglio! Nessuna informativa ufficiale, sul prolungamento del tempo della convocazione, è pervenuta a questi capigruppo, se non sotto forma di occasionali e sfuggevoli comunicazioni di piazza, che la dicono lunga su quanto grande e preoccupato sia l’interesse dell’Amministrazione comunale a riunire la Massima Assise. Ci vuole tanto a capire che, per prima cosa, deve essere il Consiglio comunale ad essere, immediatamente, informato di una questione che risuscita i fantasmi del passato, allorquando debiti sontuosi e Cassa vuota costrinsero il nostro Comune a profittare della Legge di Dissesto finanziario, appena varata, nel lontano 1989? Il Consiglio comunale non è dipendente dalla disponibilità del Revisore dei Conti ad essere presente nella seduta nella qual è richiesta la sua presenza. Semmai è il contrario. Si è in grado di riflettere che, anche una crisi momentanea, che tanto momentanea non è, potrebbe essere prodromica a più pericolose forme di deficit strutturale? Governanti più avveduti e coscienti avrebbero convocato, già nei giorni precedenti la sospensione dei pagamenti, la Conferenza dei Capigruppo per indire il Consiglio Comunale! Senza aspettare che fossero le minoranze a richiederlo.
Ciò non è stato! Intanto, un incredibile e spettacolare metodo di pagamento a turnazione, ha provveduto a dividere, salomonicamente, le persone ed i diritti dei lavoratori! L’art. 20, comma 5, dello Statuto comunale, chiaramente recita: “Il Consiglio Comunale è convocato d’urgenza, almeno 24 ore prima, quando l’urgenza sia determinata da motivi rilevanti ed indilazionabili, valutati dal Presidente o dal Sindaco”. Valutati dal Presidente del Consiglio, in tal caso, perché solo a lui è stata diretta la richiesta di Area Democratica, P.D. ed Uniti per Cetraro.
Ebbene, per confermare la sua riconosciuta inadeguatezza al ruolo, lo stesso Presidente finisce per passare alla storia, considerando “irrilevanti e dilazionabili” i motivi dell’assenza di soldi nelle Casse comunali ed il perdurante ritardo del pagamento degli stipendi ai dipendenti comunali. Avrà senso convocare il Consiglio, ci chiediamo, dopo venti giorni dalla richiesta fatta ed alla vigilia del nuovo pagamento stipendiale di giugno? Quando, si dice, che si è vicini alla classe operaia! Chissà se avremmo fatto meglio a riferire “l’urgenza e la straordinarietà” alla richiesta di liberare la città da simili amministratori!