La Presidente Provinciale D.ssa Concetta Grosso esprime piena solidarietà alle Donne Iraniane e afferma che la loro protesta è anche la nostra!
La Presidente del CIF Provinciale di Cosenza e tutto il Consiglio seguono con attenzione e in prima linea le proteste delle Donne Iraniane di questi giorni le quali si ribellano per ottenere la libertà e la dignità sempre negate.
La terribile morte della giovane Mahsa Amini, che si trovava in carcere per non avere indossato il velo in modo non conforme alle regole della Repubblica islamica fa pensare come avviene l’annullamento della persona e di tutto il suo essere. Sono migliaia le donne che in strada si tolgono il velo e lo sventolano in segno di protesta e cantano la canzone della libertà che è diventata un inno alla resistenza contro la polizia morale nel paese dove, dall’instaurazione della Repubblica islamica nel 1979, le donne non possono più cantare in pubblico; le Donne iraniane possono godere solo di alcuni diritti e molte libertà sono loro precluse, come cantare o vestirsi per come desiderano. La libertà non si nega a nessuno, i diritti delle donne devono essere acquisiti per natura e non privati. Siamo al fianco di tutte queste Donne iraniane pronte a tutto per di difendere ed ottenere l’inviolabilità della persona umana, la libertà di espressione, la dignità di esistere!
Così anche Renata Natili Micheli Presidente nazionale del Centro Italiano Femminile aggiunge: “Nel Talmud leggiamo che la voce delle donne è una “nudità” perché, alla stregua dei capelli seppure in modo diverso, la voce esce dalla profondità verso l’esterno. Per questo deve restare all’interno del corpo, della casa, del gruppo, del focolare perché quando varca questa soglia, costituisce una minaccia di inversione del mondo”. E conclude: “In realtà, i gruppi che cercano di tenere le donne nello spazio di una realtà chiusa, esprimono un’angoscia molto tradizionale: quella della contaminazione, che altera gli equilibri stabilizzati sui quali è costruita tutta la realtà dei rapporti sociali tesi a riprodurre il confine che separa il privato dal pubblico”.