Cetraro: le meraviglie di un paradiso invisibile

La foto che vedete sotto risale a qualche anno fa. Forse al 13 novembre del 2014. O almeno, questa è la data in cui è stata postata su Faceboook, precisamente su Cetraro Il mare dentro, un gruppo che – oggi – conta quasi mille e 300 mi piace, una pagina molto seguita e amata. In particolar modo da chi, del mare, non ne può fare proprio a meno e, come recita il nome, se lo porta dentro!

Cetraro-Paradiso-InvisibileCome Pino, ad esempio, Pino Quercia, una persona conosciuta e benvista a Cetraro che, in questi giorni, quella foto l’ha presa e l’ha condivisa (per usare un termine proprio del social network) con tutti.

E l’ha condivisa accompagnata da un messaggio, un breve testo che, personalmente, “condivido” (per usare un termine proprio del vocabolario italiano) in pieno: “Abbiamo anche la fortuna di ospitare con frequenza branchi di delfini. Ma episodi come questi, a Cetraro, passano nell’indifferenza! In Liguria avrebbero attratto turisti durante tutto l’anno!”.

Mi chiedeo: ma cos’è che rende Cetraro un’isola dalle potenzialità eccezionali non sfruttate? Cos’è che la rende un paradiso invisibile?
Una classe dirigente che non ha saputo valorizzare le risorse del territorio? Un passato troppo “oscuro”? Persone sbagliate al posto sbagliato? Incapacità e incompetenza? Una metalità poco avvezza allo sviluppo e all’economia del turismo? Niente di tutto ciò? O uno o più di questi “ingredienti” velonosi?
Rispondetemi voi: ditemi perché magie di purezza e incanto come un magnifico branco di delfini che nuota in un mare meraviglioso, uno spettacolo della natura, non ha ancora raggiunto la sua “maturità”!

Personalmente, un’idea me la sono fatta… Anche se non starò qui a propinarvela. Il discorso sarebbe troppo lungo e articolato. Ma una cosa voglio scriverla. Un indizio, un concetto che, anzi, forse sommariamente, la sintetizza. Tranquilli, non voglio annoiarvi con pipponi filosofici. Sarò brevissimo, ma una piccola premessa è necessaria.

equilibroAvete presente John Forbes Nash, il matematico premio Nobel per l’economia nel 1994? Beh, lui, con la sua Teoria dei giochi, definì anche quello che è stato chiamato l’Equilibrio di Nash. Ora, senza scendere troppo nei dettagli economici, l’Equilibrio è riassumibile, per sommi capi, sia chiaro, in una semplice frase, una regola applicabile sia alle strategie di marketing e alle pianificazioni aziendali che alle dinamiche interne e ai rapporti commerciali e di sviluppo turistico di una piccola cittadina come la nostra. Nella teoria si afferma: è necessario che gli operatori facciano quello che è meglio per sé e per gli altri, e non solo per sé. In altre parole, traslandola su una comunità, dice: è meglio fare ciò che ci fa crescere e contemporaneamente aiuta tutti, e non ciò che è meglio solo per noi stessi. Altrimenti ci sarà sempre una situazione di stallo!

Secondo voi, questo concetto è chiaro a tutti a Cetraro? O forse c’è qualcuno che non è d’accordo con la questa tesi? Sinceramente, spero che le cose cambino presto. Spero che l’Equilibrio si rompa.

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Un gioco può essere descritto in termini di strategie, che i giocatori devono seguire nelle loro mosse: l’equilibrio c’è, quando nessuno riesce a migliorare in maniera unilaterale il proprio comportamento. Per cambiare, occorre agire insieme

(John Forbes Nash, Jr).

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