Attitude, quando la qualità paga

[Editoriale] – Non è mai facile descrivere sapientemente qualcosa. Bisognerebbe scegliere le giuste frasi, quelle che sono capaci di creare immagini nelle mente di chi legge. Un po’ come farebbe un bravo romanziere, uno che con le parole ci gioca, giorno e notte. Che le monta e le smonta con maestria, facendo rivivere al lettore le sue stesse sensazioni.

Ecco perché, la recensione che mi accingo a scrivere – sempre se di “recensione” si può parlare – va presa con le pinze. Va soppesata con la consapevolezza che chi scrive sta tentando di farvi rivivere e assaporare il gusto di quella serata. Sta tentando, in sostanza, di suscitarvi, con le parole, le stesse emozioni che ha provato lui.

Iniziamo.

È sera. Sono circa le 20.00 di sabato 23 giugno 2018. Siamo a Paola, nel teatro Odeon.

Ciò che avverto appena entrato è un senso di raffinatezza: la gente, vestita bene, prende posto in platea e in galleria. Chiacchiera. Chi più chi meno.
L’aria fresca del teatro è piacevole sulla pelle.
Fiori bianchi, forse orchidee, abbelliscono il palco.
Qualcuno ride, altri sono tesi.
Strette di mano, sorrisi e saluti appena accennati dettano il tempo a poltrone vuote che, lentamente, lasciano il posto a spettatori trepidanti.
Nel giro di pochi minuti le sale brulicano pacatamente di genitori, amici e parenti degli allievi di Maria Assunta.
Nei loro l’occhi l’attesa, la voglia di applaudire, e far applaudire, la loro figlia, nipote, amica, sorella…
Poi, la voce del presentatore: “stiamo per cominciare” fa calare il silenzio.

Il sipario si apre con l’eleganza di passi classici seguiti dagli applausi di un pubblico attento che già conosce la bravura degli artisti, ma che si meraviglia ugualmente, come se assistesse per la prima volta a un saggio di danza.
Ora, negli sguardi degli spettatori, c’è solo consapevolezza: quella consapevolezza, tacita e certa, di aver fatto la scelta giusta.

Lo spettacolo continua e si snoda sotto il filo conduttore di una trama, di un tema rappresentato sotto più forme: la strada. Quella strada – dirà poi alla fine la stessa Maria Assunta – “è intesa come un percorso di vita, di maturazione attraverso la danza”.

Vanno in scena altri passi classici, l’energia dirompente dell’hip-hop e la forza del ballo moderno; magnifiche coreografie e particolari scenici d’impatto. Altri sguardi, altre risate, altri sorrisi. Video e foto. Fiori, abiti sontuosi o succinti. Luci e colori, a volte smorti, altri sgargianti.

Il Saggio-Spettacolo della Attitude di Maria Assunta Occhiuzzi è “una serata da incorniciare”, etichetterebbe qualcuno; o “una manifestazione unica” direbbe qualcun altro. Per me, è “una conferma”. L’ennesima prova che la qualità paga. La dimostrazione che la preparazione nell’arte è parte integrante ed essenziale del successo e che non bastano le capacità innate. Che il talento va coltivato e innaffiato giorno dopo giorno. Ma soprattutto, che la scuola di Maria Assunta fa la cose per bene con i ragazzi, al di là se dedicheranno la loro vita alla danza o se, il ballo, sarà solo una passione adolescenziale o un passatempo d’infanzia.

Al termine della serata, sento di non esser affatto stanco, né annoiato o assonnato. Anzi, vorrei rimanere ancora ad ammirare altre coreografie. Vedrei volentieri altri balletti. Segno, a mio avviso, che lo spettacolo è stato piacevole e ben strutturato. Reso tale da una sapiente programmazione.

Sento quel lieve e “sgradevole” sapore che ti rimane in testa quando “ne vorresti ancora ma non ce n’è più”. Come quando si finisce un libro ma vorresti sapere cosa succede dopo. Quella voglia che si ha quando un film o una serie tv finisce ma si vorrebbe continuare a seguire le vicissitudini dei protagonisti. Quella sensazione, in poche parole, che attesta la riuscita di un evento.

E tutto questo, senza considerare i complimenti e le lodi che i ballerini e i maestri hanno ricevuto al termine della serata e sui social network. Su Facebook, in particolare, dove in diretta – ovviamente – sono apparse foto e video delle esibizioni, tutte letteralmente “acclamate” a suon di like e cuoricini vari. Un tripudio mediatico di convenevoli meritati.

Meritati perché destinati – si è visto – ad artisti maturi, bambine tenere e ragazze preparate. Meritati perché la manifestazione è stata carica di significato e, allo stesso tempo, leggera. Meritati perché lo scrosciare degli applausi era spontaneo e non artefatto da risate e battimani finti.

Bene, vi lascio ai dettagli, il mio compito è finito. Spero di avervi fatto almeno un po’ assaporare quella magnifica serata. E se non ci fossi riuscito, sono certo che ci saranno altre occasioni…

A presto.

P.S. a seguire, qualche altra foto, le parti della brochure distribuita durante la serata, dove si possono leggere i crediti dell’organizzazione, i nomi delle ballerine e della maestre e la storia della scuola Attitude.