Anno 1954, gita alla Grotta di Rizzo

Da quel lontano 1954 è passato tanto tempo, sono accaduti molti fatti; l’avanzamento tecnologico e scientifico ha mutato il modo di vivere; inoltre, la forza delle ideologie si è affievolita, impera il pragmatismo e cosa ancora più triste, per me, è quella di sapere che tanti parenti e amici, che hanno allietato la mia vita, non ci sono più. Persino i luoghi, nei quali ho trascorso la mia infanzia e la mia adolescenza, hanno cambiato volto.

TestaIl mio già vivo e popoloso rione è ridotto a molte case vuote e a poche silenziose persone. Oggi, La Porta di Mare e La Marineria sembrano due quartieri abbandonati e, dopo l’imbrunire, danno l’impressione di essere un camposanto.

Quanta verità nei versi Dei Sepolcri: “…e involve / tutte cose l’obblio nella sua notte; / e una forza operosa le affatica / di moto in moto; e l’uomo e le sue tombe / e l’estreme sembianze e le reliquie / della terra e del ciel traveste il tempo”.

Il Foscolo è ancora più inesorabile realista laddove afferma: “il tempo con le sue fredde ale vi spazza / fin le rovine…”.

U Citrariellu miju no’ jì cchiù dillu”. Chiamatemi pure misoneista; io agli odierni pescherecci preferisco romanticamente le sciabiche tirate dalla riva da mio padre e dai miei nonni. Le luminarie non mi abbagliano, le apparenze non mi ingannano e non mi impediscono di vedere  tanti cambiamenti; ciò nonostante, continuo a ripetere quanto nostalgicamente scrissi sul mio paese dalle rive del Lario: “Cetraro / i tuoi monti, / la selvaggia scogliera, / le strette viuzze, / le case cadenti / sono nel mio cuore / scolpiti per sempre”.

A Cetraro, quanti ricordano la rivolta del 1954 capeggiata da Giovanni Tundis? Quanti ricordano le discriminazioni sociali? Quanti sanno che i giovani come me, socialisti utopisti e simpatizzanti del PSI, venivano guardati con diffidenza dai dirigenti della Democrazia Cristiana?

Quanti ricordano che ancora nel 1950 “La Testa” (vedi fotografia sopra, ndr) era un roccioso promontorio bagnato dal mare, un luogo meraviglioso e pittoresco?

Non esisteva il porto e certamente non c’erano i moderni natanti dei milionari, né altre imbarcazioni. Una incontaminata natura si offriva allo sguardo dell’estasiato visitatore. Sulla spiaggia del Borgo S. Marco c’erano invece delle barche addette alla pesca e appartenenti a pescatori raggruppati in tre attive ciurme (Picarelli, Sirio, Iozzi) destinate ad estinguersi dopo la costruzione del porto che un comunista cosentino non esitò a definire “bagnarola per villeggianti”. Ai Mulini, c’era la lancia dei Vattimo. A Triolo, al di sotto della “Fravichella”, abitata da Domenico Losardo e dai suoi parenti,  non c’era una sola casa.

D’estate, chi voleva visitare la scogliera o trascorrere una giornata nella Grotta di Rizzo, nell’interno della quale si potevano ammirare stalattiti, stalagmiti e un pozzetto d’acqua, doveva necessariamente procurarsi una barca a remi. Le auto erano un privilegio di pochi e inoltre mancava una strada per la “Scogliera”. Essendo io figlio di un capo barca, spesso dagli amici venivo sollecitato a mettere a loro disposizione una barca o di andare con loro alla Grotta di Rizzo.

In quegli anni, non pochi amici impararono a remare e a nuotare sotto la mia guida. Riporto tre fotografie di una gita alla “Scogliera” effettuata in data 5 settembre 1954.

Nella prima fotografia (riguardante la gita), la barca è appoggiata alla punta estrema  del molo (il porto, iniziato da qualche anno, era ancora in costruzione): i ragazzi dentro la barca sono: Angiolino Visca (poi emigrato in Argentina), Gigi Candente (vive in Liguria), Raffaele Losardo, Leonardo Iozzi (vive a Roma).

gita

La seconda fotografia (Gigi, Angiolino, Leonardo) è stata eseguita lungo il viottolo (non più esistente) che portava all’Acqua di tri Frati (la leggenda vuole che tre fratellini siano annegati nella omonima cibbia; io ritengo che tale nome sia da collegare ai tre fratelli Zacchino (Sacchino), Gio, Guglielmo e Pietro, vissuti nel Cinquecento e proprietari del luogo detto Le Fonti o Testa).
Quella romita sorgente appagava l’arsura dopo una giornata di mare e di sole. Non pochi ragazzi cetraresi del dopoguerra amavano godere, in libertà, la dolcezza dell’afflato che proveniva dall’amenità dei luoghi, consapevoli che da lì a poco avrebbero lasciato la loro terra per procurarsi un tozzo di pane.

Acqua-di-tri-Frati

La terza fotografia è stata effettuata dopo aver tirato a riva la barca. Il gruppo è al completo: Gigi, Leonardo, Franco Storino (poi emigrato in America: nella prima e seconda foto non appare perché si era assunto il compito di effettuare le fotografie), Angiolino e Raffaele.
Da quest’ultima fotografia traspare tutto l’affetto fraterno che legava i cinque amici. Quell’affetto è rimasto intatto nel corso dei decenni.

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