In Calabria non c’è solo la ‘ndrangheta. Quanto sia difficile far passare questo messaggio lo sanno tutti coloro che, come il sottoscritto, loro malgrado, sono “costretti” a rilasciare interviste che sistematicamente vengono montate, smontate e filtrate fino al raggiungimento di quella sorta di sillogismo mediatico che fa odiens: Calabria cioè ‘ndrangheta. Un altra pagina molto bella di questa Terra è stata scritta ieri a Cetraro, ma è di quelle che non interessa perché, appunto, non fa odiens.
Alla presenza del primo cittadino, Giuseppe Aieta, dell’assessore ai Servizi Sociali, Domenico Avolio, dell’Amministratore delegato del Consorzio Cooperative Calabriaccoglie, Carlo Berardini, di don Salvatore Vergara Presidente della Comunità Il Delfino, del rappresentante della locale stazione di Carabinieri, coordinati da Salvatore Varcasia, responsabile del CARA (Centro accoglienza richiedenti asilo), sono stati consegnati gli attestati di partecipazione al corso di italiano tenuto da Tiziana Russo.
“Quella di oggi – ha sottolineato il Sindaco Aieta – è un’altra pagina di civiltà di questa Città che si è impegnata sin dall’inizio nell’accoglienza e nella integrazione con varie iniziative e con diversi segni simbolici, come ad esempio quello della consegna delle magliette con la scritta “porto turistico di Cetraro”. Certo non sono mancati i momenti di difficoltà, né avevate tutte le ragioni, ma ringrazio dal profondo del cuore i miei cittadini per la loro straordinaria e generosa ospitalità e ovviamente il Consorzio Calabriaccoglie per la professionalità degli operatori e per la non semplice gestione del CARA che ha ospitato fino a settanta immigrati”.
Don Salvatore ha sottolineato come l’unico obbiettivo del Consorzio era ed è quello di dare il meglio. “Anche aver organizzato questo corso d’italiano rientra in questo obbiettivo prefissato sin dall’inizio”.
Pur consapevole di parlare ad una comunità a maggioranza musulmana, ha ricordato un episodio contenuto nella Bibbia: “la torre di Babele”. “L’uomo che vuole arrivare sempre più in alto fino a sostituirsi a Dio viene punito con la confusione delle lingue. Non con la demolizione della Torre ma, appunto, con la confusione delle lingue. Quando l’uomo non riesce a comunicare non costruisce. Anche noi che parliamo la stessa lingua, purtroppo, spesso non comunichiamo. La prima forma di linguaggio universale che ci permette immediatamente di comunicare e quindi di costruire civiltà è la solidarietà. Vorremmo darvi tante speranze per il vostro futuro”, ha infine aggiunto il Sacerdote, “ma l’unico augurio che possiamo farvi è che possiate realizzare i vostri desideri”.
Veramente commovente la testimonianza di uno degli immigrati che hanno frequentato il corso: Leons proveniente dalla Costa d’Avorio. In un discreto italiano, oltre ai ringraziamenti di rito, ha fatto comprendere come poter comunicare per loro è fondamentale, anche per esprimere le preoccupazioni e le angosce che, in questo periodo, non sono poche in considerazione dell’avvicinarsi del 31 dicembre termine di scadenza dello stato di emergenza dichiarato dal governo Berlusconi il 12 febbraio 2011.
Cosa succederà il primo gennaio prossimo soprattutto per coloro e sono veramente tanti non hanno ancora ottenuto alcun tipo di permesso di soggiorno?
La professoressa Russo, prima della consegna degli attestati, ha tenuto a sottolineare come per lei sia stata una esperienza veramente unica. “Ho avuto l’opportunità di imparare tanto, la loro cultura, le loro trazioni, e come sia veramente difficile impegnarsi nello studio per chi come loro si porta dentro tante preoccupazioni”.
Infine l’Assessore Avolio, ha inteso sottolineare come da questi uomini dovremmo imparare soprattutto “quella grande voglia di riscatto che spesso manca a noi calabresi”.
Solo chi sta a contatto con questo mondo può comprendere ed apprezzare quanto detto da Papa Benedetto XVI, durante la giornata mondiale del migrante e del rifugiato dello scorso anno: “il mondo dei migranti è vasto e diversificato. Conosce esperienze meravigliose e promettenti, come pure, purtroppo, tante altre drammatiche e indegne dell’uomo e di società che si dicono civili. Per la Chiesa, questa realtà costituisce un segno eloquente dei nostri tempi, che porta in maggiore evidenza la vocazione dell’umanità a formare una sola famiglia, e, al tempo stesso, le difficoltà che, invece di unirla, la dividono e la lacerano. Non perdiamo la speranza, e preghiamo insieme Dio, Padre di tutti, perché ci aiuti ad essere, ciascuno in prima persona, uomini e donne capaci di relazioni fraterne; e, sul piano sociale, politico ed istituzionale, si accrescano la comprensione e la stima reciproca tra i popoli e le culture”.
Non perdiamo la speranza neanche per la nostra Terra di Calabria.
don Ennio Stamile
Direttore Migrantes diocesi di San Marco Argentano-Scalea