Forza Italia: “Si scrive ‘P. D’. Si legge ‘Poltronisti Democratici’!

È stato comunicato, con lettera ufficiale e per brevi mani, il nominativo del consigliere <progressista> che dovrà diventare il nuovo Presidente del Consiglio secondo il contratto sottoscritto da tempo, ma perfezionato prima dell’ultimo Consiglio Comunale del 29 aprile attraverso reciproci ricatti e la pesa del < do ut des >, rigorosamente confinati tra gli egemoni partiti Socialisti e Democratici. Con il resto dell’Amministrazione fuori la porta ad attendere ordini e a sprofondare nei disegni presenti e futuri della sinistra sedicente amante del < progresso >.

Non avevamo dubbi! Il nome del consigliere comunale indicato è quello di Carmine Quercia.

Nessuno aveva dubbi in città. Il serafico consigliere di opposizione Quercia, fulgido simbolo della giovinezza democratica di questo partito, d’altronde, è persona ormai conosciuta per la sua naturale predisposizione a profittare della più piccola delle occasioni favorevoli per poggiare le sue nobili terga su qualche < poltrona > istituzionale e relativa rendita.  Qualunque essa sia. Non importa i mezzi utilizzati, purché riesca a soddisfare la sua incontenibile voracità poltronista. Il lupo perde il pelo, non il vizietto. Lo ha fatto nella passata consiliatura.

Lo fa nella presente. Ma non vogliamo sprecare il nostro tempo a parlare di lui, ossia del nulla! Del nichilismo più assoluto. Siamo, al contrario, molto preoccupati e incazzati neri per lo stato di decadenza etica e morale nel quale il Sindaco ha consentito che si riducesse la principale Istituzione democratica di questa nostra città dolente. Un vero e proprio Mercato delle vacche!

La più oscena e indecente delle < consorterie politiche > mai registrata nel governo del nostro Comune, nata unicamente dall’abbraccio mortale di due partiti, come quello Socialista e Democratico, che non  solo ha fatto rinascere tradizioni storiche di  unioni  e divisioni per il potere, ma dato vita ad un < consociativismo > che ha completamente annientata la volontà del popolo, espressa oltre quattro anni fa. Spudorati compromessi tra due partiti di governo e di opposizione che è vergognoso far passare come < quiete politica ritrovata > o < bene per la città> o < realizzazione di visioni > o quant’altro.

Sono solo, — vediamo se c’è qualcuno che possa dire il contrario –, un baratto di voti per l’elezione alla Provincia del capogruppo consiliare del P.D. cittadino, del 25 febbraio scorso. Sono solo la mancetta della poltrona di Presidente del Consiglio allo stesso insaziabile partito del < progresso > nella nostra città. Un’operazione impassibile e sfrontata di compravendita di cariche istituzionali e di rendite politiche personali, al servizio delle ambizioni elettorali di un candidato locale alle imminenti consultazioni regionali. Semplicemente < vergognoso> che si possa pensare di affidare la solennità e l’onorabilità della nostra Massima Assise, simbolo costituzionale di moralità e eticità di un popolo, a chi, per oltre quattro anni, ha ingannato la gente, esprimendo i suoi più duri e impietosi giudizi su Sindaco e amministratori, riguardo la loro incapacità, inettitudine, incompetenza.

Non può avere valori etici e morali da fondare nel suo ruolo di Presidente, chi accetta i voti, per la sua elezione, da quegli  amministratori di maggioranza che, fino all’altro ieri, aveva apostrofati come < terroristi delle Istituzioni democratiche>, per la loro autodeterminazione, arroganza, individualismo, autoritarismo, arrivando a dimettersi, per questi motivi, da tutte le Commissioni consiliari a cui apparteneva. La rinuncia da parte del Sindaco di Cetraro ad un ruolo dignitoso e onorevole rispetto all’altezza delle funzioni amministrative e istituzionali che sarebbe chiamato a svolgere per la città, accettando la sua subalternità e dipendenza dalla volontà del Partito Socialista e del Partito Democratico, fino a far diventare la sua maggioranza una <mangiatoia > per gli stomaci senza fondo di arrampicatori politici, può avere, oggi, una sola via d’uscita!

Quella di un encomiabile rigurgito di orgoglio che lo porti a trarne le conseguenze e a restituire le Istituzioni al volere dei cittadini. Rispettando, altresì, la libertà di pensiero e di azione di quanti, facenti parte della sua compagine amministrativa, vorrebbero onorare fino all’ultimo la loro alta carica rappresentativa.