La nuova Giunta si è riunita in data 16 ottobre.
Dovrebbe aver termine, in tal modo, la lunga crisi politica decretata dal Sindaco ed approvata da quella che resta della Coalizione che lo sostiene.
È prassi, a tal punto, che le opposizioni tirino le somme ed elaborino una doverosa riflessione sulle dinamiche politiche sviluppatesi in questo lasso di tempo, se non altro per l’incidenza ed il condizionamento avuti sulla vita amministrativa della nostra città.
Volendo accingersi nella difficile impresa di leggere questo capolavoro di ermetismo politico-letterario e capirne le ragioni intrinseche, c’è bisogno di ricorrere ad alcune chiavi di lettura che lo dispiegano in tutte le sue forme.
La prima chiave è quella che introduce al fallimento radicale dell’azione di uno dei protagonisti principali: il Sindaco di Cetraro.
Dichiara uno stato di crisi, improvviso ed inaspettato, in seno alla sua maggioranza. Non ne riesce a spiegare le ragioni che siano politicamente comprensibili. Non si rende conto dell’enormità del suo gesto che, in presenza della salute numerica della sua compagine di governo ed in assenza di contrasti interni, gli fa perdere prestigio istituzionale, provoca danno d’immagine alla città, interrompe il processo amministrativo che scaccia all’indietro i problemi più gravi ed impellenti.
Puerilità e dilettantismo, allo stato puro, ne sono le cause!
Puzza lontano un miglio che si è trattato solo di uno ridicolo stratagemma per dare il ben servito a qualche solitario assessore o a qualche forza politica indigesta.
Il passaggio successivo è, poi, l’azzeramento politico della Giunta e l’investitura di esploratore, che gli viene assegnata da alcuni ambienti politici amici, preponderanti per potere e tradizioni.
Cosa poteva partorire in tal modo la montagna, se non un topolino?
Vatti a fidare della forza dell’ideologia “progressista”!
Non manipolata nel giusto modo, anziché unire ha finito per dividere. La parola d’ordine, categorica ed impegnativa per tutti, quella di mettersi insieme per sostenere il Presidente della Regione Calabria, on. Mario Oliverio, non ha funzionato.
Non certo perché evocava lontani ricordi del ventennio! Il capitolo si chiude con un solo cambio di poltrona assessorile e con la stessa identità amministrativa del quadriennio trascorso! Tutto ritorna come prima.
Il tanto evocato rilancio dell’azione amministrativa è stato solo un pio desiderio.
La seconda chiave di lettura è rappresentata dalle insistenti intromissioni e diffuse contaminazioni da parte di un ambizioso politico locale di alto bordo. Un corpo estraneo alla Coalizione di Maggioranza, che ha prodotto un vero e proprio sconvolgimento etico e morale nel panorama politico cittadino.
Un qualcosa che non si era mai visto, neanche nella Prima Repubblica del proporzionale. Il politico, che tanto conta nella città, utilizza gli improvvisi ed incontenibili aneliti ideologici del Sindaco, indirizzandoli sulla scia del fondamentalismo “progressista-riformista” del centrosinistra.
Ma di fronte a tali assalti resiste il muro della dignità dei sentimenti e dell’onestà mentale dei consiglieri del Partito Democratico e dell’intero organismo dirigente locale che, il loro mandato, lo hanno ottenuto dal popolo con una diversa figura di Sindaco e con programmi completamente divergenti.
Lascia allibiti ed increduli, a tal punto, la disinvoltura arrogante con cui il politico citato va in trasmissioni televisive o radiofoniche, molto viste ed ascoltate, a sostenere il dovere di ostracizzare movimenti e consiglieri del centro moderato e liberale!
Persone appestate, con le quali nessuna alleanza è possibile!
Terza ed ultima chiave di lettura, il fallimento finale e totale della missione o, se si vuole, della visione di chi coltivava la non troppo segreta ambizione di poter disporre della libertà di pensiero e dell’asservimento dei singoli consiglieri ai suoi voleri! Il romanzo storico-politico si chiude con una vittoria storica!
La tenuta della politica buona, integra, genuina che, pure, esiste nella nostra città! È la politica ereditata dal decennio 2005/2015, che non si è capaci di comprenderne lo spirito e l’essenza.
Quando due esponenti dell’UDC di allora, ossia di centrodestra, vennero investiti della carica di assessori, senza subire alcuna discriminazione politica ed ideologica. Allora, non ci si schifava di avere a che fare con “facinorosi esponenti del centrodestra!”.
Ma la Coalizione civica di quel decennio di consiliatura non aveva gli stessi connotati e forme della Coalizione civica del 2015?
Chi non ha ben chiaro il concetto di Coalizione civica e, soprattutto, non ha alcun rispetto della volontà del popolo, metta mano ai manuali della politica e dell’ordinamento democratico degli Enti pubblici!
Anche il Sindaco Aita è stato designato, come guida, da una Coalizione civica ed eletto grazie alla volontà ed ai voti dei due consiglieri di “Area Democratica”!
La domanda unica, chiara, naturale che, oggi, ci si deve porre è questa: chi non ha votato questo Sindaco, perché appartenente, già da allora, al Partito Democratico può, oggi, arrogarsi il diritto e sentire il dovere di entrare in campo e giocare all’attacco, facendo o disfacendo assetti consiliari già costituiti, nascondendoli sotto l’abusato ritornello del bene della città?
Finisce così il romanzo!
Speriamo che la sua morale riesca a separare, non le diversità ideologiche, ma il delirio del potere e delle ambizioni dall’umiltà e genuinità dei semplici servitori del popolo che si battono per ricercare unità e coesione civica.