Nel ragionamento di Magorno vi sono tre questioni che non possono essere trascurate per l’evidente gravità da cui traggono origine.
La prima: Magorno chiede un radicale cambio di passo al governo della Regione. Dopo tre anni di governo del centro sinistra alla Regione è la prima volta che, in qualità ormai di ex segretario regionale, Magorno interviene sull’attività della Giunta durante un dibattito pubblico, alla presenza del vice presidente Antonio Viscomi di recente eletto alla Camera dei Deputati. Nessuna parola in questi anni a supporto di quei consiglieri regionali che – come le voci che chiamano nel deserto-da tempo urlano contro lo strapotere dei “signori del tempo perso” della burocrazia regionale senza che la giunta abbia su questa materia impresso un vero cambio di passo. Vi sono stati in questi anni provvedimenti epocali che non hanno avuto la necessaria traduzione in atti esecutivi da parte dei dipartimenti regionali. Ed è pericoloso scaricare questa responsabilità sui consiglieri regionali che in questi anni hanno continuato a tessere il rapporto tra i territori e l’ente Regione.
La seconda: Magorno chiede ai consiglieri regionali di coinvolgere i sindaci e gli amministratori locali evitando di litigare e mettendo in campo pratiche e progetti per lo sviluppo della Calabria. Anche qui Magorno è stato distratto perché i consiglieri regionali in questi anni hanno tenuto un rapporto intenso con i sindaci che lamentavano e lamentano ritardi nell’esecuzione di decisioni assunte dalla Giunta. Non è ai consiglieri regionali che i sindaci rivolgono il proprio disappunto ma – come dimostra qualche caso eclatante manifestato attraverso prese di posizioni recenti – alla conduzione politica che avrebbe dovuto operare scelte condivise nella composizione delle liste per il parlamento passate nell’immaginario collettivo come decisioni assunte in qualche caminetto.
La terza: Magorno polemizza con i consiglieri regionali che non vorrebbero il congresso ma addirittura un commissario che gestisca la composizione delle liste per le prossime regionali. Anche qui sfugge all’analisi dell’ex segretario regionale un dato che, probabilmente, è quello più preoccupante, ovvero la difficoltà di trovare candidati per le prossime elezioni regionali se è vero – come dimostrano i dati delle ultime elezioni – che il PD in Calabria é davanti ad una drammatica china da risalire. Ma è grave che sfugga un altro elemento importante e cioè che per le elezioni regionali non è previsto il paracadute come succede per le elezioni al Parlamento, per cui i consiglieri regionali devono faticare per raccogliere consensi che in questa fase diventano sempre più difficili perché nonostante vi sia stata una visione in questi anni, poche sono le tracce lasciate sui territori a causa di chi avrebbe dovuto tradurre in fatti le decisioni della Giunta e del Consiglio.
Su una cosa però concordo con Magorno: e cioè sulla responsabilità che ognuno di noi ha rispetto alla drammatica sconfitta elettorale in Calabria. Chi ogni giorno è presente sui territori e non fa il turista nelle istituzioni sapeva di quanto sarebbe accaduto perché era evidente l’indignazione presente tra i cittadini. E non si è avuto il necessario coraggio di assumere posizioni di rottura per agevolare la condivisione e la partecipazione. Pertanto, credo sia necessaria una fase di rinnovamento utile a restituire fiducia ai calabresi che attendono risultati e non annunci. I Sindaci – quei Sindaci di cui parla Magorno – aspettano provvedimenti esecutivi per appaltare i lavori; i Parroci hanno perso la fiducia nella lunga attesa di ricevere aiuti nella piccola manutenzione dei pochi gioielli ben tenuti in Calabria che sono le nostre chiese; i giovani scappano perché i bandi loro rivolti sono su qualche tavolo dei dipartimenti tenuti ostaggio dai “signori del tempo perso”; i cittadini sono in attesa della rivoluzione sanitaria che non è mai arrivata; le imprese appaiono, loro malgrado, come color che son sospesi in attesa che qualcuno consegni loro gli esiti dei bandi a cui hanno partecipato o i contratti di sviluppo a cui coraggiosamente hanno aderito.
Ecco su cosa bisogna lavorare sin da subito, ben sapendo che ogni risultato va umanizzato, condiviso e partecipato. Perché la politica si occupa di nomi propri e non di numeri. E cambia poco se in Giunta ci siano i consiglieri regionali o i tecnici, perché conta la squadra, il progetto, il pensiero strategico.
Giuseppe Aieta
Consigliere regionale PD