Ci sono di quei giorni, nella nostra vita, in cui la tristezza ti assale e rimane a lungo nel tuo animo. Oggi, per me, è proprio uno di quei giorni perché ho perso un amico fraterno, di animo mite.
Ricordo che aveva sempre il sorriso sulle labbra quando, insieme agli altri coetanei, giocavamo spensierati e riempivamo di allegria le nostre giornate di fanciulli.
Poi, come è normale quando si cresce, ognuno di quei ragazzi ha preso la sua strada rimboccandosi le maniche per affrontare, da persone adulte, gli impegni della vita.
Ma, pur con il passare degli anni, abbiamo sempre mantenuto, tra di noi, un legame molto bello di sincera, affettuosa amicizia.
Succede talvolta di voltarsi indietro e vedere scorrere, come su di una sorta di pellicola fotografica, momenti gradevoli, al riparo dall’oggi che incalza, quasi a ritrovare un’oasi risparmiata dal tempo.
Tanti di questi momenti io li ho vissuti con i miei compagni alcuni dei quali, come succede oggi per Enzo, non ci sono più.
Ricordo che giocavamo con le figurine dei calciatori di quel tempo (Bacigalupo, Mazzola, Gabetto, Meazza…) sui gradini di qualche portone o al bigliardino nel vecchio bar degli Occhiuzzi, in Via De Seta. Facevamo coppia fissa: Enzo al settore di attacco ed io in difesa.
Eravamo ragazzi di animo umile e buono. Quest’ultima qualità, a dire il vero, caratterizza un poco – ho riflettuto tante volte – la mia generazione del ’40. Forse l’essere stati testimoni, nella prima infanzia, dei sacrifici affrontati dai nostri cari, negli anni magri e difficili del dopoguerra, ha contribuito, in modo determinante, a renderci tutti più responsabili.
Oggi è toccato a te, caro Enzo. Abbiamo fatto in tempo, quelli di noi rimasti, a ritrovarci, qualche tempo fa, attorno ad un tavolo per gustare insieme una pizza, per come era tuo desiderio.
Riposa in pace e ti raggiunga una piccola, commossa preghiera.