Lo sfogo di un nichilista? La confessione di un misogino frustrato e deriso dalla vita? O il grido di un anticlericale convinto? No, niente di tutto questo. Solo la banale accettazione di un cetrarese stanco di constatare, per l’ennesima volta, l’inaffidabilità e la poca correttezza di alcuni di noi!
Prendo in prestito il titolo di un libro, “Dio ci odia tutti”, per esprimere il mio cruccio…
Forse non è ancora così, ma – lentamente – stiamo arrivando al punto di non ritorno, quando il Sommo deciderà di dar vita a un’altra Sodoma. Resta solo da capire se Cetraro sarà in grado di evitare tutto questo. “Il peccato?” O meglio, “i peccati?” vi chiederete… Beh, la superbia e i raggiri. Partiamo dal primo.
Cetraro è sporco di vanità, unto d’arroganza e presunzione; spesso superflua e totalmente priva di basi. È un paese macchiato da gente che ama vantarsi, che usa parole vane in contesti altrettanto pleonastici. Il teatro dell’inutilità è, come spesso accade oggi, Facebook. Un sistema chiuso, limitato dal meccanismo delle amicizie e in contrasto con la massima libertà offerta dai motori di ricerca tipo Google, dove le informazioni, invece, possono spaziare e uniformarsi agli interessi dei navigatori. Ma tutto ciò, sembra non esistere per alcuni cetraresi, per chi ama pavoneggiarsi sul social network. E usa solo la piattaforma di Mark Zuckerberg come vetrina sul mondo. Vittime di un’ignoranza informatica e logica o guidati da altri soggetti senza competenze?
La seconda perversione sono i sotterfugi: inconsistenti tentativi di manomettere i progetti altrui. Di poco valore e, spesso, palesemente superflui. Atti inessenziali e per nulla machiavellici, ma che agli occhi degli ideatori sembrano gesti furbi e degni di un manipolatore d’eccezione. Ma che, in realtà, fanno trasparire – se la vita non l’avesse già dimostrato – la pochezza del proprio talento.
Fortunatamente, non tutti i cetraresi sono così! Ci sono anche quelli che non amano mettersi in mostra e preferiscono far parlare i fatti. Sono quei cittadini che ostentano i propri risultati solo dopo averli ottenuti. S’impegnano e tentano di creare qualcosa. Di far crescere il paese e migliorare la loro posizione senza intaccare quella degli altri. Sono quelli che non sfruttano i più deboli, non si appoggiano sul lavoro degli altri e riconoscono i propri limiti e le proprie capacità.
Non voglio entrare nei dettagli di cosa mi abbia portato a scrivere questo editoriale, così come non voglio puntare il dito contro nessuno. La mia è solo un’opinione di un cetrarese che ama il suo paese e che vorrebbe vederlo fiorire. È il parere di un cittadino stanco di vedere diatribe effimere e invidie insalubri. È la convinzione di un blogger che ha raggiunto risultati notevoli e non li sbandiera ai quattro venti, consapevole che l’apparenza è solo un gigante con i piedi d’argilla.
Vi lascio con un appello: se anche voi la pensate come il sottoscritto o siete “vittime” dirette o inconsapevoli della stretta morsa dell’apparire, scrivetemi e sarò felice di collaborare fattivamente per Cetraro. L’indirizzo lo conoscete. La nostra piattaforma anche.
Un abbraccio.