Cetraro, l’acqua non si paga

Venti giorni fa, il Meetup Cetraro a 5 Stelle, ha fatto protocollare presso il Comune di Cetraro, all’attenzione del Sindaco e della Giunta Comunale, la petizione “acqua bene comune” unitamente alle firme raccolte.

Acqua-non-si-pagaTre le richieste avanzate: la prima è volta a conoscere se vi è l’intenzione dell’amministrazione a procedere alla risoluzione definitiva del problema inquinamento acque ed eventualmente, quali saranno le azioni che intende adottare a riguardo. Le successive invece, fanno riferimento alla parte puramente economica; una riguarda la riduzione del 50% della tariffa del canone acqua per quelle utenze che non hanno usufruito a pieno del servizio nei periodi in cui la stessa non è stata potabile, l’altra che venisse adottato il sistema di calcolo della tariffa non “una tantum” ma a consumo.

Bene, anche questa volta il silenzio istituzionale ci lascia terribilmente delusi e pensiamo lascino delusi pure quei 528 cetraresi che, attraverso la petizione, hanno chiesto delle risposte ai nostri amministratori. Non siamo degni neppure di una eventuale semplice nota elusiva; alla faccia della volontà di questa amministrazione di voler dialogare democraticamente con i cittadini interagendo con loro. Anzi questa è la chiara dimostrazione di quell’arroganza che da parecchi anni ormai ha contaminato questa nostra classe politica. Invece di aprire una discussione e rispondere alla cittadinanza hanno voluto intraprendere la strada della “dimostrazione risolutiva”. Al motto #senzachiacchiere si preferisce “l’azione per azzittire”, facendo intendere questo messaggio “Sono inutili tutte queste parole, lo vedete, ci pensiamo noi”, ma non sempre le azioni/soluzioni sono quelle giuste. E allora vediamo se soluzioni adottate. Martedì scorso, il 21 ottobre, gli operai del comune, sotto la direzione dell’Ufficio Tecnico, si sono adoperati nell’azione di bonifica della rete idrica attraverso l’uso di prodotti “consentiti dalla legge”. Come tutti già sanno però, questo tipo di intervento E’ poco fruttuoso, visto le condizioni in cui versa l’intero sistema. Una rete idrica a colabrodo che oltre far disperdere un 40% di acqua (che noi paghiamo comunque) fa si che questa venga a contatto con agenti inquinanti determinandone la non potabilità. Come hanno fatto il 21 ottobre,  con la stessa modalità e per lo stesso problema, nel mese di Luglio hanno sversato nei serbatoi alle sorgenti i prodotti che servono a bonificare le acque. Doveva essere la soluzione definitiva, ma dopo qualche tempo ci ritroviamo con l’acqua nuovamente non potabile, e allora, La domanda sorge spontanea: ci sarà qualcosa che non funziona? Noi siamo sicuri che il problema si ripresenterà nuovamente tra qualche mese e si ripresenterà amplificato dalle piogge.

Se anche maldestramente, frettolosamente, con quell’arroganza di cui accennavamo prima, si è cercato di trovare indirettamente una soluzione ad una delle tre richieste avanzate con la petizione, per le altre due ancora non si è avuto nessun accenno di riscontro. Anzi, se possiamo definirla “risposta” questa si è concretizzata con l’arrivo delle bollette con la tariffa conteggiata a pieno e con il calcolo nuovamente effettuato a forfait.

Per ciò che concerne la riduzione della tariffa del 50%, ci teniamo a ricordare che diverse azioni legali in tutta Italia hanno visto premiala la richiesta degli utenti/cittadini che hanno citato in giudizio le varie amministrazioni per il servizio inadeguato e deficitario nella sua interezza perché non continuo (in tre anni nella marina di Cetraro solo per un anno l’acqua è stata potabile).  Riguardo il calcolo del canone, ricordiamo invece che l’Amministrazione comunale persegue un’azione illegale legata al mancato rispetto del regolamento, DALLA STESSA approvato, in rifermento all’Art. 21 comma unico, modificato dalla delibera di C.C. n. 16 del 10.06.2010, il quale sancisce che “La somministrazione dell’acqua è effettuata esclusivamente a consumo, verificabile attraverso lettura dei contatori”, come poi deve essere per legge su tutto il suolo nazionale. L’amministrazione ha bypassato il tutto con delibera di giunta dell’ 8 luglio 2014, la n. 83, sancisce: “Il Comune si riserva la facoltà di procedere, quando è impossibile effettuare la lettura, all’addebito di un consumo presunto, fermo restando il conguaglio alla lettura successiva”, per poter essere legittimato a continuare a calcolare il canone a forfait. Riteniamo che l’Amministrazione sia in difetto e che scandalosamente abbia usato questo “escamotage” e rimaniamo però stupefatti come le forze di minoranza in seno al consiglio comunale, non si siano accorti di questo grave atto o che non abbiano fatto nulla per denunciarlo. Innanzitutto iniziamo a dire che dal primo gennaio 1999 il canone idrico diventa tariffa a tutti gli effetti, e può essere addebitato solo in presenza della effettiva erogazione del servizio.

Il prelievo relativo al servizio idrico non può considerarsi tassa, ma va considerato tariffa e quindi commisurato all’effettivo consumo effettuato dall’utente. Ne discende che non può essere accettato alcun calcolo presuntivo altrimenti la tariffa verrebbe trasformata in tassa e mancherebbe la base giustificativa del prelievo. L’ente erogatore del servizio, quindi, godrebbe di un indebito arricchimento che obbliga alla restituzione. Tale tesi è confermata anche da Cassazione n. 383 del 2005: “con riferimento al canone per l’erogazione di acqua potabile ad uso domestico, il corrispondente credito del comune non trova titolo in potestà impositiva, ma configura il corrispettivo pattuito in un rapporto contrattuale su basi paritetiche”.

In base a tale sentenza la Cassazione ha confermato la decisione del Giudice di Pace di Alghero che aveva dichiarato non dovuta la somma, ulteriore rispetto al consumo effettivo, chiesta dal Comune della città ad un utente.

Crediamo fortemente che sia inammissibile motivare la scelta da parte dell’Amministrazione comunale; Non  sembra, a nostro avviso, un modo corretto di amministrare la cosa pubblica, penalizzando e quindi non tutelando coloro che consumano poco o vogliono pagare; dovrebbe essere il contrario. E’ assurdo che in quattro anni (ricordiamo che il regolamento per la gestione del servizio idrico risale al 10 giugno del 2010) non si è dato mandato agli uffici preposti per obbligare tutti gli utenti a mettersi in regola punendo coloro che ancora non l’hanno fatto.

E’ da tempo che abbiamo incalzato e sollecitato l’Amministrazione su questa problematica affinché venga ripristinato il legittimo diritto di avere nelle proprie case, da parte dei cittadini, un bene così prezioso ristabilendo finalmente quella legalità che ad oggi non viene rispettata, ma ahimè  non  riceviamo altro che indifferenza.

Su questa storia di disagio pubblico, vogliamo andare fino in fondo e non lasciare nulla di intentato con la forza di quei 528 cittadini che sono disposti anche a intraprendere la strada del diritto, infatti nei prossimi giorni terremo una serie di banchetti dove illustreremo come poter agire legalmente contro il Comune di Cetraro.