Torniamo a parlare dell’Ufficio del Giudice di Pace. Lo abbiamo già fatto in un comunicato pubblicato il 27 gennaio proprio sulle pagine virtuali di Cetraro in Rete.
Pur chiedendo trasparenza riguardo la copertura finanziaria per garantire la presenza del Giudice di Pace, in quanto tutte le spese dovevano essere sopportate dalla nostra comunità, ci auguravamo fortemente che l’Amministrazione Comunale si adoperasse e riuscisse a garantire la sua non soppressione per “il forte senso di legalità che rappresenta e per mantenere quel poco di occupazione dell’indotto che esso produce”.
Nello stesso giorno, la Redazione pubblicò sulle stesse pagine, un documento dove l’Amministrazione Comunale, riferendosi ad un D.C. n. 39 del 30.11.2011, deliberava di garantire il mantenimento dell’Ufficio del Giudice di Pace, facendosi interamente carico delle spese. Da precisare che il documento riprodotto si presenta in forma di delibera, ma questa non reca né il numero e né la data di deliberazione.
Sembra però che la buona iniziativa dell’Amministrazione non sia andata a buon fine visto che l’11 marzo “il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha firmato il decreto che dispone il mantenimento di 285 uffici del giudice di pace sui 667 che erano stati soppressi in tutta Italia a seguito della recente riforma delle circoscrizioni giudiziarie” e il comune di Cetraro non è tra questi 285 (fonte il Quotidiano della Calabria.it).
La domanda che giriamo al Sindaco Aieta e a tutta l’Amministrazione Comunale è la seguente: come mai il Comune di Cetraro non è rientrato tra gli enti locali che hanno fatto richiesta per mantenere l’Ufficio nel proprio territorio come invece è successo per i comuni di Scalea e Belvedere?
Confidiamo che con l’usuale puntualità con la quale il Sindaco interviene sulle numerose questioni riguardanti la nostra comunità, in modo celere e chiaro risponda, documentazione ufficiale alla mano, alla nostra domanda.