Attraverso le colonne del blog Rosso Cetraro, ho incominciato a celebrare, a modo mio, il centenario della nascita di Giuseppe Mario Militerni, il personaggio più amato dalla stragrande maggioranza dei cetraresi. Io ricordo che, in occasione del battesimo del figlio di don Peppino, padrino l’on. Gennaro Cassiani, tutta Cetraro accorse nella Chiesa di S. Benedetto e alla “Giorgia” per assistere alla cerimonia.
A mio parere, non si può parlare di don Peppino senza ricostruire la realtà storica cetrarese degli Anni Cinquanta e Sessanta; non si può parlare dell’angelico don Peppino senza accennare a qualche volpone (allora considerato deus ex machina della D. C.) che gli stava vicino, alla schiera delle interessate “pantocchie”, una delle quali elevata a presidente dell’ECA (Risveglio Cosentino, 24 ottobre 1959), e a fanatici stalinisti a cui l’insurrezione popolare ungherese (ottobre 1956), soppressa con l’intervento delle truppe sovietiche, nulla aveva insegnato.
Posso assicurare i lettori di “Rosso Cetraro” che il nostro paese non era un luogo idilliaco pronto alla solidarietà. Don Francesco Vivona, sacerdote moralmente onesto, era un rigido conservatore e non approvava (vox populi) che don Francesco Dattilo, parroco di S. Benedetto, benedicesse le case dei comunisti. Va fatta luce sui contrasti tra il sindaco Giuseppe De Caro e il Militerni, vanno illustrate le ragioni delle dimissioni di Alessandro Del Trono da presidente dell’ECA e vanno esaminati attentamente tanti altri fatti (Risveglio Cosentino, 20 giugno 1959).
La mia onestà intellettuale mi imporrebbe di evidenziare, degli Anni Cinquanta, le ingiustizie, i soprusi, le angherie (i capibarca pagavano due volte il dazio sullo stesso prodotto ittico), ma soprassiedo per carità di patria. Non mi sono mai preoccupato del pericolo di apparire come un personaggio scomodo; io sono un non conformista che, senza ritenersi un depositario della verità, crede che qualche pagina di storia locale possa essere scritta anche dai vinti, ossia da chi, come me, è sempre stato lontano dagli uomini del potere locale, spesso rappresentato, come diceva il cav. Ciro del Trono, da sindaci “sacrestani”( L. Iozzi, Op. cit , p.111).
Nel 1973, ho imparato a memoria una grande affermazione del prof. W. Pedullà: “…difronte alla vittoria degli integrati nelle attuali forme sociali e morali è più proficua la sconfitta della ribellione; nell’adattamento alla realtà si ferma lo svolgimento della storia del mondo, nel progetto rivoluzionario la coscienza, anche se sconfitta, chiude con un cospicuo attivo”.
Da un libretto, ELEZIONI POLITICHE 1963 – Cinque anni a servizio del paese, dedicato all’Avv. Giuseppe Mario Militerni dal Comitato elettorale, riporto fedelmente la “Introduzione”, convinto di fare cosa utile.
“Il resoconto riassuntivo dell’azione parlamentare di Giuseppe M. Militerni, nei cinque anni della III Legislatura, coincisi con l’evento memoriale del I Centenario dell’Unità d’Italia, viene preceduto da brevi cenni biografici. Gli elettori, e specie i nuovi elettori, hanno, infatti, il diritto di conoscere i candidati che vengono presentati al loro giudizio sovrano.
Nato in Cetraro, nel 1914, Militerni proviene da famiglia dedita, per secolare tradizione, al duro lavoro dell’agricoltura ed alle libere professioni e che donò contributi di fede e di sacrificio ai moti insurrezionali del Risorgimento.
Ebbe nel Padre, Sindaco integerrimo di Cetraro e tra i primi, inflessibili aderenti, in Calabria, al Partito Popolare di Luigi Sturzo, il primo maestro di vita e di azione.
Trenta anni orsono, nel marzo 1933, studente universitario, iniziò la sua missione sociale nella grande famiglia della Gioventù Italiana di azione Cattolica. Fondò in Cetraro l’Associazione Giovanile di Azione Cattolica “S. Benedetto” e venne successivamente nominato Presidente Diocesano della Gioventù di Azione Cattolica e Delegato Diocesano dei Laureati Cattolici nella Diocesi di S. Marco e Bisignano. Confermatovi dalla fiducia di Venerandi Presuli, per circa quindici anni, Presidente della Giunta. Laureato in Giurisprudenza col massimo dei voti. Ufficiale di complemento dell’Esercito. Ex combattente, reduce, aderì immediatamente alla Democrazia Cristiana facendo parte del Comitato Provinciale della D.C. di Cosenza, sin dalla fondazione. Ha fatto parte del Comitato Regionale della D.C. Calabrese.
Consigliere comunale di Cetraro per circa un decennio, ha avviato il Comune a sicura rinascita, contribuendo alla realizzazione di opere di importanza regionale, come il Porto tirrenico di Cosenza nella rada di Cetraro e l’attivazione del processo di industrializzazione nell’Alto Tirreno calabrese.
Nel 1946, dando prova di scrupoloso senso di responsabilità, non accettò la candidatura alla Costituente che il Comitato Provinciale della D. C. di Cosenza gli proponeva alla unanimità.
Nominato Presidente della Deputazione Provinciale di Cosenza, il 1949, succedeva, nel massimo consesso amministrativo della Provincia, ad una delle più fulgide personalità politiche della Regione: Nicola Serra. Membro del Primo Consiglio di Amministrazione dell’Opera Sila, per l’attuazione della Riforma Agraria in Calabria. Eletto Consigliere Provinciale nel 52 e nel 56 riportando i maggiori suffragi nella Circoscrizione cosentina, venne eletto dal primo Consiglio Provinciale democratico Presidente dell’Amministrazione Provinciale di Cosenza.
Nel Corso della sua presidenza, la Provincia di Cosenza realizzò un imponente programma di opere, tra cui: sistemazione e bitumazioni stradali per lire due miliardi e cinquecento milioni; costruzione di nuove strade per lire due miliardi ottocentotrentacinque milioni. Nello stesso periodo, venne, inoltre, realizzato ed avviato a soluzione un complesso ed organico programma di edilizia funzionale. Queste le opere principali: Casa della Madre e del Bambino in Cosenza ed altre analoghe istituzioni in Castrovillari e Cetraro; le prime case per gli impiegati della Provincia in Cosenza; nuovi edifici per i Dispensari d’Igiene Sociale di Cosenza, Paola, S. Giovanni in Fiore e Trebisacce; la nuova sede dell’Istituto Provinciale per l’Infanzia in Cosenza.
Ha ricoperto la carica di Presidente della Federazione Provinciale dell’ONMI e del Consorzio Provinciale d’Igiene Sociale.
Membro dell’Accademia Cosentina, Giuseppe Mario Militerni è autore di alcune pubblicazioni in materia giuridica, di filosofia sociale e di diritto. Collaboratore della Rivista “Esperienze” diretta dal Presidente del Consiglio Nazionale della D. C. Senatore Attilio Piccioni, del quotidiano del Partito “Il Popolo” e del settimanale della D. C. di Cosenza “Democrazia Cristiana” fondato da Luigi Nicoletti.
Eletto Senatore nella primavera del 1958 riportava, in cifra assoluta, i maggiori suffragi nella circoscrizione regionale con 46.221 voti. I candidati degli altri partiti, nel Collegio di Castrovillari-Paola, riportavano i seguenti voti: P.C.I 20.343; P.S.I.: 10.061; M.S.I.: 7.509; P. Liberale: 2.863 (…).
Intensa e molteplice è l’azione politica svolta dal Senatore Militerni nei cinque anni della III Legislatura. Ha fatto parte delle seguenti Commissioni parlamentari, interparlamentari, straordinarie e speciali; Commissione della Agricoltura, Commissione del Lavoro e della Previdenza Sociale, Commissione della Difesa, Giunta Consultiva del Mezzogiorno di cui è stato, per cinque anni, Segretario; Commissione Interparlamentare consultiva straordinaria per le leggi delegate del Piano Verde, Commissione Interparlamentare straordinaria per la riforma della sperimentazione agraria, Commissione Speciale del Senato per le Norme generali sulla azione amministrativa.
Gli è stato conferito due volte l’incarico di Relatore sul Bilancio della Agricoltura. Relatore sul Bilancio del Lavoro e della Previdenza Sociale. Relatore di importantissimi
Disegni di Legge.
Membro del Gruppo Parlamentare Europeo del Senato, Membro del Gruppo Parlamentare per il Turismo e lo Spettacolo. Membro del Comitato Permanente per la Calabria fondato da Gennaro Cassiani. Componente del Consiglio di Amministrazione dell’Ente Nazionale “E. C. Faina” per l’Istruzione Tecnico – Professionale in Agricoltura”.