“La luce s’impadronisce lentamente delle strade e cancella le ombre buie della notte. Ad una ad una, le oscurità si ritirano sotto i furgoni e dietro le case. Il blu delle tenebre lascia il posto al celeste dell’alba e i venditori sfibrati da poche ore di sonno si preparano alla giornata che li attende. Immagini d’attimi semplici riempiono gli occhi degli ambulanti.
Il calpestio cresce e la via si riempie d’animi gioiosi e spensierati di signore in cerca d’affare. Lo sfregamento delle suole sull’asfalto rovente, l’odore buono della salsiccia rosolata sulle piastre, il rumore del mare che scivola lento sulla spiaggia. A poco a poco, il piccolo ruscello diventa un fiume in piena e le grida aumentano.
Fruscii di carta filigranata fanno invidia ai venditori non fortunati e ai passanti che hanno paura di spendere. I bambini leccano vogliosi il gelato, mentre i grandi mordono affamati i loro panini traboccanti di colori: il rosso del ketchup, l’arancione del salame, il verde dei peperoni arrostiti. Gente che s’affretta e che passa solo per un attimo dalle vetrine povere delle bancarelle. Buste piene di cianfrusaglie inutili e sorrisi soddisfatti di persone ignoranti. Il puzzo di sudore di chi cotto dal sole non ha avuto il tempo di lavarsi.
Le lancette girano vorticose verso la sera e traghettano il micromondo delle contrattazioni nella notte inoltrata. L’aria si fa più fresca. I giovani escono di casa e i venditori si arrendono ad un ghigno nervoso che preannuncia poca voglia di spendere. Le ultime signore si ritirano, i bambini dormono in braccio alla mamma, i vecchi abbassano la testa e tornano nel loro giaciglio.
La giornata è finita e i commercianti si ritirano nelle loro anguste cabine, al riparo dai raggi della luna, e aspettano, speranzosi, gli attimi semplici del giorno dopo.”
[Riceviamo e pubblichiamo questo breve racconto sulla Fiera di San Benedetto. Ringraziamo il lettore che ce l’ha inviato e che preferisce restare anonimo]