“A Cetraro, ora il Laboratorio di analisi funziona benissimo. Con i nuovi due tecnici, che sono arrivati di recente, l’emergenza è finita. Purtroppo però le cose buone vengono sottaciute”. Sono parole del dott. Carlo Mancuso, che guida il Laboratorio analisi di Cetraro. Laboratorio che è stato teatro di un successo professionale e che – ha ragione il dottore – merita di essere propagandato e di avere la sua giusta risonanza mediatica.
La storia – raccontata con dovizia di particolari da Tiziana Ruffo sulle colonne della Gazzetta del Sud di oggi – comincia a novembre dello scorso anno, quando un’anziana donna si reca in pronto soccorso perché ravvisa dolore e prurito all’occhio destro. Da lì la signora viene mandata nel reparto di oculistica, dove avviene la scoperta: vi è un parassita annidato nell’occhio.
“Si tratta – scrive la giornalista – di Dirofilaria repens, un nematode (un parassita che infesta un gran numero di animali e piante) che colpisce i cani e altri carnivori, come gatti, lupi e volpi. È trasportato dall’animale all’uomo attraverso le zanzare, in particolare, dalla Aedes albopictus, meglio conosciuta come zanzara tigre”. Un verme filiforme che si presenta di colore bianco e con una lunghezza cha va dagli 8 ai 10 centimetri.
Questa la diagnosi del Laboratorio analisi.
La larva, però, per una conferma definitiva della diagnosi, necessita di ulteriori approfondimenti attraverso i metodi della Biologia molecolare. Così viene inviata a Roma, all’Istituto Superiore di Sanità. Risultato: la diagnosi del Laboratorio analisi di Cetraro è confermata.
L’esame – precisa infine il quotidiano, sottolineando il successo del Laboratorio – è stato fatto a costo zero.