Michael Jackson aveva in corpo un impianto anti droga

Come è noto, Michael Jackson ci ha abituati – nella sua pur breve ma intesa vita – a stranezze di ogni genere e grado.

Si parte delle innumerevoli operazioni chirurgiche, che con l’andar del tempo e l’aumento delle stesse avevano reso il suo viso irriconoscibile, (rispetto a quello degli esordi), alla paura smisurata per la morte, tanto da ricorrere ad una camera iperbarica che piazzò nella sua stanza da letto e che somigliava tanto ad una bara, alla fobia per la folla e per il contatto, che lo spinse a utilizzare guanti e mascherina antinquinamento, fino a giungere a  “Thriller”, una tigre asiatica che scorazzava felice nei giardini di “Neverland”, – quella che un tempo fu la sua villa – parco divertimenti e che ospitava al suo interno anche scimmie, pitoni, cammelli, zebre e pappagalli – per capirci.

Ebbene, le stranezze della pop star americana non cessano ancora di stupirci, anche dopo quattro anni dalla sua morte.

Sarebbe di queste ore la notizia secondo cui, quando Jackson era ancora in vita,  si sarebbe fatto impiantare un congegno – rimasto sino ad ora segreto – che lo avrebbe dovuto tenere in qualche modo” lontano” dalle draghe e del quale era un consumatore abituale.

L’impianto era stato posto nel corpo dell’artista nel lontano 2003 e  iniettava dosi di Narcan, ((Naloxone), allo scopo di bloccare i ricettori del piacere, che risiedono nel cervello del paziente dipendente da morfina o eroina e sottoposto a cura.

L’eclatante notizia sarebbe spuntata in questi giorni, da documenti portati in aula da uno degli ex dottori della pop star, David Fournier e che starebbe testimoniando nel corso del processo intentato dalla madre di Michael Jackson, Katherine Jackson, nei confronti della A.E.G.– la società che ha organizzato l’ultima, (e non memo discussa), “tourneé di Jacko, ( “This is it”).

Causa che dovrebbe far fruttare alla famiglia circa quaranta miliardi di dollari, di cui 10 milioni solo per i guadagni che la star avrebbe generato se fosse ancora in vita.

La A.E.G. sarebbe stata accusata di negligenza nell’assumere il Dott. Conrad Murray, già condannato per omicidio colposo per quella letale somministrazione  di Propofol e che nel giugno del 2009 a quanto detto, ne causò la morte.

Tra i testimoni, (cento e più, a quanto pare), figurerebbe anche Prince, che dovrebbe costituire fornire una testimonianza fondamentale, se è vero che, anche quest’ultimo avrebbe avuto anch’egli una esperienza negativa con l’azienda sopra menzionata.

Secondo la  T.M.Z”, «Il team legale di Katherine crede che anche Prince abbia avuto in passato una pessima esperienza con la AEG che potrebbe essere rilevante».