«Non avrei mai voluto vivere questo momento di riflessione sulla recente tragedia che ha colpito la mia comunità, la comunità di San Filippo, una tragedia che, però, riguarda tutti e che poteva coinvolgere ognuno di noi, che quotidianamente, per più volte, passavamo su quel maledetto “Ponte Arenazza”».
Sono parole amare e di rabbia quelle dell’ex consigliere comunale e assessore cetrarese Livio Fardello che in una nota chiede alle istituzioni d’intervenire al più presto e sistemare le precarie condizioni in cui versano le strade della zona.
«Sì, è vero che le tragedie sono sempre accadute e continueranno, purtroppo, ad accadere – scrive Fardello – ma, intanto, nulla è stato fatto e uno di noi, in questo caso Salvatore, ci ha rimesso la vita. Lungi da me l’idea di voler accusare o colpevolizzare qualcuno. La vicenda è in mano alla Magistratura e non ci resta che attendere le sue conclusioni, per vedere se ci sono o no delle responsabilità. Nel frattempo, però, noi non possiamo restare inermi. È giusto che facciamo una riflessione sul passato, ma, soprattutto, sul futuro, perché il pericolo è costante anche per tutti i cittadini che quotidianamente percorrono le strade alternative. Almeno questo lo dobbiamo al nostro amico Turo: “Pretendere la sicurezza di tutti i cittadini”».
«Sarebbe facile per me dire oggi: “L’avevo detto, l’avevo segnalato”, ma a che servirebbe? Certo i segnali premonitori c’erano tutti; si sapeva che prima o poi su queste nostre maledette strade abbandonate ci sarebbe scappato il morto! Inoltre, sulla strada di Zampolo si sono già verificati altri incidenti e i conducenti dei mezzi coinvolti sono vivi solo per miracolo. Lo scorso anno è toccato a Lillino Losardo e il miracolo si è ripetuto, ma poi anche il Buon Dio si distrae o ci abbandona e, allora, ci scappa il morto! Nel frattempo, neppure un guardrail è stato messo!».
«Del resto – scrive l’ex consigliere – per capire lo stato di abbandono in cui versano le strade delle nostre campagne, non da adesso, basta percorrerle! Le mie lettere, i miei appelli, le mie segnalazioni, nel corso degli anni, sono state parole al vento. Non sono serviti a nulla. Io “volavo” troppo basso e vedevo i disagi quotidiani, la cattiva manutenzione, ecc.; altri, invece, “volavano” alto e non vedevano le difficoltà giornaliere di tutti i cittadini e il loro stato di abbandono; per cui, sono stato, spesso, anche oggetto di tentativi di ridicolizzazione! Ma un buon politico e un buon amministratore deve conoscere anche la vera realtà e le esigenze sociali delle contrade, non solo le loro specialità culinarie! Per ora siamo in attesa di conoscere cosa ci attende per il futuro, quale alternativa ci sarà, se ci sarà! Una cosa è certa: queste lunghe e pericolose deviazioni non possono durare a lungo».
«Ecco perché – conclude – rivolgiamo un appello fiducioso alle istituzioni locali e provinciali, perché si faccia qualcosa e in fretta. L’augurio è che questa tragedia svegli le coscienze dei cittadini e ci si renda finalmente conto che è alla politica che bisogna chiedere la soluzione dei problemi che riguardano la collettività e che per la loro soluzione bisogna lottare tutti insieme, senza distinzione o colore politico. I giovani siano i primi a prendere coscienza della realtà in cui viviamo e a decidere cosa vogliono per il loro futuro e abbiano il coraggio di dire: Ora basta!».