Siamo felici di ospitare sulle pagine di Cetraro in Rete le parole di uno scrittore cetrarese che ci rappresenta nel mondo con i suoi libri: Pasquale Guaglianone. Per chi non lo conoscesse, Guaglianone è anche giornalista e presidente dell’Accademia Terra Calabra, ha ricevuto diversi riconoscimenti e premi in Italia e all’estero: dal premio Cassiodoro, al riconoscimento degli Amici del Cuore, da quello di “Eccellenze di Calabria” al riconoscimento di “Ospite d’onore della cità di La Plata” in Argentina, per finire con il Premio Carrozzino e quello del Comites di Buenos Aires.
Da poco ha pubblicato il libro IL NAUFRAGIO PREVISTO, la storia di un piroscafo, il Principessa Mafalda, vanto della Marina Mercantile italiana, naufragato in Brasile, tanti anni fa, mentre si dirigeva con il suo carico di emigranti verso il sudamerica. Una delle pagine più tristi della nostra emigrazione oltreoceano. Un fatto realmente accaduto che ha suscitato all’epoca, una enorme commozione. Grazie proprio alla concessione di Pasquale Guaglianone ve ne riproponiamo un estratto. Buona lettura.
“Giuseppina, veniva dalla Calabria anche lei,e stava seduta sul ponte gustandosi un poco il calore di quel sole che brillava in quel giorno. Era una donna di quasi trent’anni, lunghi capelli, neri che le cadevano sulla spalle, coperte da uno scialle verde. Le si avvicinò un signore di mezza età, fumando un sigaro diviso a metà. Boccate di fumo intense che si disperdevano nell’aria limpida dell’oceano.
-State emigrando in Argentina?-chiese a Giuseppina
– Si, sto emigrando-rispose la donna
-Beh, devo dire che ne ho viste tante donne emigrare qui in Sudamerica, e molti uomini pure, state patendo la fame lì vero? commentò l’argentino.-Sono tempi duri, molto duri, emigriamo in tanti, per necessità, per bisogno, non per desiderio- rispose Giuseppina
-Capisco, capisco, tuttavia se non emigrate, la fame aumenta, l’Italia mi sembra in crisi, siete milioni di persone che abbandonate la vostra terra, sono appena stato in Francia, e le cose non sono migliori oserei dire- soggiunse il tale.-Cosa vuole che vi dica, se siete stato in Europa vi sarete reso conto di ciò che passa- ribatté la giovane
– Certamente ed è per questo che ve lo chiedo, meno male che c’è il Sudamerica, così almeno potete fare qualcosa- lo sguardo del signore che stava parlando si fece curioso e un poco ironico ciò che diceva.
– Speriamo di si, speriamo di si-frettolosamente rispose Giuseppina
-E pensate un giorno di tornare in Italia, o rimarrete per sempre in Argentina, terra che vi può dare un bel futuro,se sarete capaci di conquistarvelo – chiese l’argentino.
– Io voglio tornare in Italia – la risposta fu senza esitazione.
– E perché mai questo desiderio, se ancora dovete approdare dall’altra parte dell’oceano?- le domande e la curiosità si questo signore erano più insistenti.
– Perché quella è la mia terra, così come l’Argentina è esattamente la vostra. Voi desiderate vivere con piacere lontano dalla vostra patria? O pensate continuare a vivere, dove sempre avete vissuto, fra i vostri affetti, le vostre cose care, i vostri amici, nei vostri luoghi. Voi pensate di lasciare la vostra famiglia, vostra moglie ed i vostri figli, o le vostre sorelle o fratelli, e farlo con piacere, ridendo di gusto perché ve ne andate? Volete non godere del piacere di fare una passeggiata nei luoghi de vostro cuore, della vostra infanzia?Volete che qualcuno nel luogo in cui sarete emigrato vi guardi con un occhio differente e diffidente?O che vi proponga un lavoro misero per quattro soldi, e magari facendovi sgobbare intere giornate senza pause, perché tutti sanno che l’emigrato lavora e sgobba per bisogno. Non sempre gli emigrati e non dappertutto, sono trattati bene, abbiamo dovuto subire angherie ed umiliazioni. E anche nel vostro paese ci ricevete perché anche voi avete bisogno di manodopera per i vostri campi e per popolare il vostro immenso territorio, non lo fate di certo perché si sono simpatici gli emigranti. Ognuno fa i suoi conti, caro signore, ma noi abbiamo dignità molta dignità. Lo sappiamo bene che l’emigrante in qualunque parte del mondo vada desta perplessità, questo passa in ogni luogo della terra. L’emigrante diventa invasore del territorio altrui, da qui spesso la ribellione tacita e pacifica, ma ribellione. Se voi pensate dunque che emigrare sia facile, io non lo penso, se riuscirò, io tornerò un giorno dove sono nata e dove vorrò morire, è lì che voglio tornare. Noi emigriamo perché siamo stati vittime di una grande guerra negli anni passati ed ora abbiamo un sistema di governo che non mi piace, abbiamo avuto anni di guerra che hanno distrutto le nostre città, il nostro lavoro, ciò che i nostri padri ed i nostri nonni avevano costruito. Voi sapete cosa è una grande guerra? Sapete che momenti si attraversano quando ti bombardano dappertutto e tutto viene distrutto? Pensate che sia facile ripartire da zero?Quello che è successo lo sappiamo noi italiani ,lo sanno bene tutti e purtroppo lo hanno saputo di più quelli che hanno sacrificato la loro vita per difendere la propria terra,in nome della libertà che ogni popolo dovrebbe avere.”